“Per chi abbia anche una lontana dimestichezza con il sistema sovietico, fa impressione la sua somiglianza con le strutture in via di sviluppo dell’Unione Europea, la sua filosofia di governo e il “deficit democratico”, la sua endemica corruzione e l’inettitudine burocratica. A chiunque abbia vissuto sotto la tirannia sovietica, o i suoi equivalenti in altre parti del mondo, la cosa mette paura “.
Con queste parole, poste in premessa, ha inizio il libro di Vladimir Bukovskij e di Pvel Stroilov, volume da poco pubblicato dalle Edizioni Spirali con il significativo titolo EURSS, Unione Europea delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (Spirali, Milano, 2007, pagg.155, euro 20).
Bukovskij nato in Russia nel 1942 conobbe fin da giovanissimo la prigione, l’ospedale psichiatrico e i lager sovietici a causa della sua costante, ostinata opposizione al regime. Fu liberato nel 1976 per essere scambiato con il comunista cileno Luis Corvalan, ma continuò la sua lucida opera di informazione sugli intrighi di Mosca e sulle relative complicità di parte dell’establishment occidentale.
Ritornato in Russia nel 1991 su invito di Boris Eltsin, per tutti gli anni ’90 e fino all’ascesa di Vladimir Putin ha potuto condurre un’intensa attività di studio e di ric