STORIA DELLA LITUANIA: IDENTITA’ CRISTIANA DI UN POPOLO (1^ parte)

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lituania.gif Le origini della Nazione lituana si perdono nelle nebbie del tempo: alle originarie popolazioni baltiche si sostituirono popoli indoeuropei di più recente migrazione, che ne sconvolsero i ritmi religiosi. Se all’adorazione di divinità segnatamente femminili si sovrapposero altre di segno maschile, non mutò la venerazione per gli elementi della natura: alberi, boschi, fiumi, il sole, la luna Insomma una solida struttura pagana, con riti e classi sacerdotali che officiavano nelle foreste, in particolare davanti agli alberi “sacri”, che non potevano essere abbattuti: tutto questo si trovarono dinanzi i primi Cristiani che si affacciavano ai limiti dell’estremo Nord Così Claudio Carpini, storico e ricercatore universitario, nonchè allievo di Franco Cardini, introduce il suo ultimo libro dal titolo “Storia della Lituania. Identità europea e cristiana di un popolo” (Città Nuova Editrice, Roma, 2007, pagg.208, euro16,00). Il volume fa parte della collana I volti della storia, diretta dallo stesso Franco Cardini (che cura la prefazione del volume) e da Luigi Mezzadri.

Il paganesimo permeò profondamente il costume degli antichi Baltici, tanto che ancora nel 1600, ad oltre due secoli dalla conversione ufficiale della Lituania, si trovavano persone che nelle foreste ricordavano e descrivevano gli antichi riti pagani. Il primo contatto con il cristianesimo non fu davvero entusiasmante: i territori che formano l’attuale Lituania confinavano con le terre tedesche dove (dopo il tramonto delle crociate in Terrasanta alla fine del XIII secolo) si erano stabiliti i Cavalieri Teutonici e i Cavalieri portaspada di Livonia, che nel giro di pochi anni finiranno assorbiti dai primi.

I Teutonici, che nel periodo della Riforma seguiranno l’opzione luterana contro la Chiesa cattolica, dimostrarono fin da subito un approccio aggressivo e sicuramente “poco pastorale” nei confronti dei Baltici, che restavano nel XIII secolo ancora l’ultimo popolo pagano d’Europa. Nella prospettiva teutonica vi era più il senso dello Stato (il germe del futuro Stato prussiano) che il desiderio evangelico di far conoscere il Signore Gesù a genti ancora non credenti.

A partire dal XIII secolo e fino agli inizi del XV, Teutonici e Baltici si affrontarono in scontri e in battaglie che avevano molto di epico e di cavalleresco, ma ben poco di cristiano. Ciò nonostante, il cattolicesimo lentamente iniziò a penetrare fra quei popoli nordici, e soprattutto in alcune famiglie della migliore nobiltà guerriera. Taluni di questi guerrieri, nota l’Autore, furono spinti ad abbracciare il cristianesimo più per convenienza politico-strategica che per intima convinzione, in un continuo alternarsi di alleanze e di guerre con gli scomodi vicini Teutonici, che desideravano appropriarsi soprattutto di una provincia che risultava vitale per i loro interessi:la Samogizia.

Nell’opera di transizione dal paganesimo al cattolicesimo determinante fu l’anno 1385, quando con il trattato di Kreva si decise il matrimonio fra il principe Jogaila (il futuro Jagellone) e la principessa polacca e cattolica Edvige: l’avvicinamento fra Polonia e Lituania rimarrà una pietra miliare e una costante per la storia di questi popoli.

L’atteggiamento aggressivo dei Cavalieri teutonici contro le popolazioni baltiche alla lunga fu censurato, e al Concilio di Costanza del 1416 i Teutonici finirono sul banco degli imputati per le loro violenze contro Lituani e Polacchi. L’anno successivo il Pontefice li ammoniva a riconoscere l’autonomia della nascente Chiesa di Vilnius.

Di fatto fu l’aumento dei prigionieri di guerra cristiani e l’arrivo sempre più frequente dei mercanti tedeschi ad introdurre il cristianesimo in Lituania, e questa volta con modalità del tutto pacifiche. Così timidamente apparvero anche i primi francescani e domenicani, con il compito di prendersi cura pastorale di mercanti e prigionieri di guerra.

Mentre lentamente ma inesorabilmente il paganesimo lasciava il posto al cattolicesimo, un discendente della famiglia degli Jagelloni diventava il grande santo protettore della Lituania: si trattava di San Casimiro (1458-1484), il cui culto fu ufficializzato da Roma all’inizio del XVII secolo, dopo che già era diventato popolarissimo fra i connazionali. Insieme a quello per San Casimiro, fra il 1500 e il 1600 il culto mariano si radicò nella Nazione, tanto che la Lituania venne conosciuta come la “Terra di Maria“.

L’unione fra il popolo polacco e quello lituano proseguì anche quando la dinastia degli Jagelloni – con Sigismondo Augusto – si estinse. A seguito di febbrili trattative si giunse il 1° luglio 1569 all’Unione di Lublino: venne dichiarata la federazione tra Polonia e Lituania, il cui unico sovrano sarebbe diventato sia Re di Polonia che Granduca di Lituania. Il parlamento era comune e vi avrebbero preso parte delegati di entrambe le Nazioni. Erano previsti un solo sistema legale e un’unica moneta. Così in Europa questa realtà venne conosciuta come la “Repubblica delle due Nazioni“, anche se il peso della Polonia tendeva a sovrapporsi alla piccola Lituania. Alle ampie autonomie interne, che si estendevano da quelle della nobiltà a quelle delle comunità di villaggio, faceva da contraltare un debole ruolo dello Stato inteso in senso moderno, ed un altrettanto debole ruolo internazionale. Comunque fu questo il periodo più splendido della cultura e della vita sociale sia lituana che polacca, con il fiorire delle arti, degli studi, delle professioni, in un contesto sociale profondamente influenzato dal cattolicesimo, ma aperto, soprattutto in Lituania, alle professioni religiose differenti, in particolare all’ ortodossia e al protestantesimo.

I Gesuiti nelle università favorirono lo sviluppo della lingua lituana, per essere più vicini alla gente, mentre si moltiplicavano gli istituti di cultura e di educazione, gli ospedali e i luoghi di cura.

Un’altra data memorabile nella storia non soltanto della Lituania ma di tutta l’Europa fu l’incoronazione di Giovanni Sobieski quale nuovo sovrano della “Repubblica delle due Nazioni”: alla testa di truppe polacche e lituane contribuì in modo determinante a fermare l’esercito turco davanti alle mura di Vienna nel 1683.

continua)

Roberto Cavallo

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