FABIO CAPELLO (di David Taglieri)

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Campioni si nasce nel dna ma fuoriclasse si diventa con il carattere, grazie a tutte quelle peculiarità che fanno parte di un territorio, delle sue   radici (anche se quando il terreno è fertile tutto accade con più semplicità).

La geografia ad esempio è teoria interessante quando descrive le andature e le curvature del Belpaese, fatto concreto quando analizza la relazione fra lo Stivale e chi nelle sue diverse parti ci nasce.

Il Friuli ha regalato alla Penisola tanti grandi uomini, e molti personaggi di sport, uno su tutti è Fabio Capello, di Pieris, quel Friuli verace, severo, tenace.

Calcisticamente Capello cresce nella Milano industriale come allenatore, buona carriera da calciatore, ma come mister eccezionali risultati; a muso duro, mai ipocrita sempre senza peli sulla lingua, anche per questo dà noia a quel popolo di illuminati dei giornalisti sportivi.

Lo accusano di vincere perché nelle sue squadre giocano solo prime donne, e nessuno si domanda mai se sia difficile gestire tanti numeri uno.

Vero motivatore, è sempre riuscito a trarre le migliori risorse dai suoi, anche dai pigri e dai viziati; mal tollera la settorializzazione nelle società, il team manager, lo psicologo, il supervisore tecnico; per lui l’allenatore deve essere totale, senza affiancamenti di dubbia decifrazione. Altrimenti che allenatore è se non è in grado di decodificare tutte le sfaccettature dei comportamenti umani?

Bada molto al gioco difensivo, perché solo con forti difese si può costruire una squadra solida, il massimo per lui è il giusto equilibrio fra gioco vivace e concretezza difensiva.

Equilibrio, per lui, è anche preghiera: si dichiara cattolico praticante, lo ha fatto lo scorso anno nell’Inghilterra laica, fregandosene -come dice- del politicamente corretto che non sopporta sortite favorevoli alla religione: “Non mi interessa il giudizio della gente, mi interessa di quello che pensa Dio“.

Va  a messa tutte le domeniche, prima della partita il confronto con Gesù; afferma che carico di spiritualità potrà gestire meglio il rapporto con se stesso  e quindi con gli altri.

Condanna la bigotteria, che è battersi il petto in Chiesa, uscire e criticare il vicino o il prete, ad esempio.

La vita è gerarchia, ordine, equilibrio e disciplina, quindi la confessione è importantissima per ammettere di fronte ad un fratello e a Dio i propri limiti; poi c’è la Comunione, partecipare la fede e vivere con Gesù. Il suo scopo è mettere in pratica, nella sua passione che si sposa con il mestiere, gli insegnamenti del Maestro.

I suoi figli convivono con splendide compagne, e Don Fabio fin da giovanissimo legato in matrimonio a Laura prega tutti i giorni affinché si sposino: “E’ un calvario” –dice- perché vorrebbe la promessa di fronte a Dio, perché di fronte all’Assoluto si è in grado di dar di più all’Amore e di ricevere di più da un sentimento.

Devoto alla Madonna di Barbana, amante della figura di Padre Pio: fra i suoi hobbies l’arte -anche sacra- e la musica classica.

Si dichiara conservatore, a favore della tradizione e ammira il sistema Usa: sui temi eticamente sensibili guai a chi tocca la vita in tutte le sue forme. Dice con franchezza che tutto parte da lì, poi si possono fare mille discorsi…

Preferisce essere antipatico ma leale, piuttosto che “fesso” e bonaccione; ghettizzato  per le parole di stima per Berlusconi politico e uomo, va avanti con la sua gestione militare delle risorse umane (a Milano agli inizi si era ritagliato un ruolo tecnico di supervisione per le formazioni giovanili).

Scuola Fininvest, diploma che lo elegge grande comunicatore nel mondo del calcio.

Innanzitutto distanza, nessuna amicizia con i calciatori, rispetto e serenità, ascolta soltanto chi gli dà del lei, non per classismo ma perché i ruoli sono essenziali e funzionali ai risultati.

I soliti giornalisti superficiali e tronfi rimproverano la durezza apparente e la carenza di simpatia: forse Don Fabio vuol dimostrare che il genio non è sregolatezza ma norme ferree, solidità, compattezza, solidarietà fra i giocatori, grinta, fatica…

In tutti i campi -anche nell’arte- si vuol far passare l’assioma che per essere grandi si debbano avere debolezze e difetti umani che avviliscono la visione dell’uomo…

Ma lo stesso Maradona per quanto discutibile fuori dal campo è sempre stato correttissimo con compagni e allenatori, e così Pelè.

Anche per Capello la fede va vissuta con spiritualità dentro se stessi per poi trasformarla in gesti, situazioni, esempi.

Milano, Roma, Torino, Madrid, vince ovunque con quella grinta che viene da lontano, che viene da lassù.

Attuale commissario tecnico russo, dimostra come la concretezza fatta persona possa essere testimonianza di fede con lo sport, che è sempre più metafora di vita.

Speriamo divenga presto ct di quella nazionale italiana che unisce -una volta tanto- tutto il popolo della Nazione: sarebbe l’emblema ideale, anche per rimarcare all’estero un’immagine di orgoglio italiano, al cospetto di un cinema italiano che, se può, sputa tutti i giorni su crocifisso e tricolore…

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