GIORNATA PER LA VITA E GIORNATA PER IL MALATO 2013 (a cura di Romano Cappelletto)

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Ogni anno, a febbraio, si celebrano due Giornate particolarmente importanti: la prima domenica del mese (quest’anno, il 3 febbraio), la Giornata nazionale per la vita; l’11 febbraio, la Giornata mondiale del malato. Due appuntamenti che provvidenzialmente cadono a pochi giorni l’uno dall’altro. Entrambi infatti hanno tra le finalità ideali quella di mettere in risalto la dignità dell’essere umano, della persona, messa in discussione soprattutto nei momenti in cui l’essere umano stesso si trova in una condizione di debolezza.

La Giornata per la vita si celebra in Italia dal 1979. Il Consiglio Episcopale Permanente della CEI predispone per l’occasione un breve messaggio. Quest’anno, prendendo spunto dalla situazione economica e sociale, la Giornata ha come tema “Generare la vita vince la crisi”, ossia il rapporto, inversamente proporzionale, tra natalità e crisi. Si legge nel messaggio della CEI: “Abbiamo bisogno di riconfermare il valore fondamentale della vita, di riscoprire e tutelare le primarie relazioni tra le persone, in particolare quelle familiari, che hanno nella dinamica del dono il loro carattere peculiare e insostituibile per la crescita della persona e lo sviluppo della società”. E, ancora: “La disponibilità a generare, ancora ben presente nella nostra cultura e nei giovani, è tutt’uno con la possibilità di crescita e di sviluppo (…). Donare e generare la vita significa scegliere la via di un futuro sostenibile per un’Italia che si rinnova” (Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Italiana, Roma, 7 ottobre 2012).

La Giornata dal malato di quest’anno avrà invece come leit motiv la figura evangelica del Buon Samaritano: “Va’ e anche tu fa’ lo stesso” (Lc 10, 37). Leggiamo nel messaggio di Benedetto XVI per la Giornata:Si tratta (…) di attingere dall’amore infinito di Dio, attraverso un’intensa relazione con Lui nella preghiera, la forza di vivere quotidianamente un’attenzione concreta, come il Buon Samaritano, nei confronti di chi è ferito nel corpo e nello spirito, di chi chiede aiuto, anche se sconosciuto e privo di risorse. Ciò vale non solo per gli operatori pastorali e sanitari, ma per tutti, anche per lo stesso malato, che può vivere la propria condizione in una prospettiva di fede”. Il pontefice evidenzia come l’Anno della Fede possa essere occasione propizia per svolgere nelle varie comunità la “diaconia della carità (…) per essere ciascuno buon samaritano verso l’altro, verso chi ci sta accanto” (Benedetto XVI, Vaticano, 2 gennaio 2013).

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