GLI INSORGENTI E GLI OCCHI DI MARIA (Corriere del Giorno, 6 gennaio 2007, pag.6)

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insorgenti.jpg Il nuovo libro di Silvano Trevisani (La Puglia dei Santi, Capone Editore, 2006) è una lunga galleria della santità in Puglia, affrontata nei molteplici aspetti con cui il cristianesimo ha forgiato le nostre terre. Venti secoli di storia dalle nostre parti hanno parlato la lingua del cattolicesimo. Fino a 40 anni fa, specie nei paesi di provincia, i rapporti sociali erano ancora improntati alla comune fede cristiana: non che tutto andasse bene. Ma la gente si parlava e si capiva, senza troppo bisogno di psicologi, pranoterapeuti, antidepressivi e via di questo passo.La prima volta che tale rapporto fede-cultura in Puglia come nel resto d’Italia ha iniziato ad incrinarsi fu con l’arrivo nella penisola delle armate giacobine francesi, circa 200 anni fa.Come scrive Trevisani nel suo libro, questo evento si accompagnò a fenomeni inspiegabili tramandati dalle cronache del tempo. Fenomeni tipo trasudazioni di statue di Santi particolarmente cari alla devozione popolare, come San Giuseppe da Copertino; effusioni di sangue dal costato del Crocifisso; visioni mariane Possibile che si trattasse di un’unica enorme macchinazione di Santa Romana Chiesa ?Silvano Trevisani nel raccontare tali fenomeni, con il dovuto distacco dello storico, si trova in buona compagnia. Già nel 2001 gli scrittori Rino Cammilleri e Vittorio Messori pubblicavano un libro molto interessante: “Gli occhi di Maria” (RCS Libri). Il volume raccoglie le testimonianze dell’epoca – le più disparate -, che narrano sempre lo stesso strano avvenimento: lì dove in Italia le armate rivoluzionarie si avvicinavano, imponendo i nuovi culti deisti e laicisti in sostituzione della religione dei padri, intorno alle sacre effigi, in tantissimi luoghi dell’Italia centrale e specialmente a Roma, la gente assisteva sgomenta a fenomeni razionalmente inspiegabili. Gli occhi di Maria in molteplici dipinti, alcuni famosi altri totalmente sconosciuti, si animavano e si muovevano dinanzi a centinaia di testimoni, compresi uomini di scienza e anche non cattolici. Ci sono testimonianze dell’epoca che riguardano perfino noti giacobini e rivoluzionari – per esempio l’avvocato Bertrando Bonaria ad Ancona e il medico chirurgo Liborio Angelucci a Roma -, evidentemente infastiditi da quegli occhi straordinariamente “viviGli avvenimenti di cui parliamo iniziarono nel 1796 (prima ad Ancona e poi a Roma) e continuarono fino al 1799, comprendendo tutto il periodo dell’invasione napoleonica dell’Italia. Quando nel 1799 le truppe francesi instaurarono la repubblica partenopea nel meridione, tali fenomeni iniziarono anche al sud, e sono appunto quelli riportati nel libro di Silvano Trevisani. Le inchieste ecclesiastiche aperte su tali eventi straordinari furono condotte con rigore procedurale, e d’altronde specie nel centro Italia la massa delle testimonianze era talmente ampia e variegata da far propendere per una semplice conclusione: l’evidente dolore della Madre di Dio per l’estendersi dell’incendio rivoluzionario. Almeno così venivano interpretate quelle espressioni addolorate della Vergine dalla stragrande maggioranza della popolazione italiana, non tutta necessariamente influenzata da Vescovi e preti. Anche i Pugliesi pensavano che offendendo la religione cristiana e i suoi rappresentanti, iniziando dal Papa imprigionato e proseguendo con la regolare e sistematica spoliazione delle chiese (fu trafugata perfino la statua della Madonna di Loreto), in fin dei conti non si rendesse un buon servizio neppure alla società civile. Per questo molti pugliesi impugnarono le armi, così come dall’altra parte della penisola fecero i Tirolesi di Andreas Hofer; come i Veneti nelle famose “Pasque Veronesi“; come i piemontesi della “Massa cristiana” del maggiore Branda de’ Lucioni; come i romagnoli di Lugo; come i “Viva Maria” della Toscana; come i mille fra diavolo della penisola e come il cardinale Fabrizio Ruffo. Tutti insieme e tutti soli allo stesso tempo, tutti pensando che per vincere la guerra bastasse cacciare l’invasore dalla propria vallata o dal proprio paese.

Oggi questi fenomeni, quello religioso degli “occhi di Maria” e quello politico-religioso anti-giacobino, intimamente legati, iniziano giustamente ad essere presi in considerazione, e in qualche caso studiati con approccio scientifico e non solo ideologico.

Ci si interroga sulla veridicità storica di quegli avvenimenti: fu solo impostura clericale, o forse un premonitore segno del Cielo ?

Ci si interroga se le migliaia di Italiani caduti per difendere la propria fede e la propria patria, pur con tutti i loro limiti, siano veramente meritevoli, come è accaduto finora nella storiografia, di “damnatio memoriae“.

Se nei manuali di storia per le scuole superiori sino a pochi anni fa era alquanto improbabile individuare il termine “insorgenza”, adesso qualcosa, anche a livello accademico, si muove.

In un futuro non troppo lontano l’insorgenza cristiana, quale fenomeno di consapevole reazione all’immagine di Stato totalitario ed invadente promosso dalla Rivoluzione francese, potrebbe assurgere ad autonoma categoria storico-politica.


Roberto Cavallo “Corriere del Giorno”, 06 gennaio 2007, Cultura & Società

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