GUERRA AI CRISTIANI (di Omar Ebrahime)

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Sudan, agosto 2009: settCopertina_Mauroe cristiani, tra cui alcuni ragazzi poco più che adolescenti, vengono crocifissi poco fuori la loro parrocchia da alcuni gru ppi fondamentalisti islamici. La notizia, però, arriva in Europa solo molte settimane dopo, grazie alla visita di un Vescovo sudanese che racconta l’accaduto dettagliando le violenze che i cristiani subiscono da tempo nel Paese, in cui sono minoranza. Incredibilmente, nessuno sembra interessarsene. Forse perché il Sudan è un Paese lontano e l’Africa è solitamente una terra dimenticata dai grandi mezzi di comunicazione sociale. Trascorre qualche mese ed è la volta dell’Egitto: all’uscita dalla Messa di Natale, nove cristiani vengono uccisi e un’altra decina feriti da un commando terrorista. Si chiude così nel sangue un anno che era cominciato con il sacrificio di un altro cristiano: bruciato vivo in strada per aver frequentato una ragazza islamica. Da tempo infatti in Egitto le chiese sono sorvegliate dalla polizia per garantire una libertà di culto sempre più difficile ma le autorità locali, se da una parte si fanno scudo con proclami di giustizia, dall’altra finiscono con il non perseguire materialmente i terroristi, favorendo così un’islamizzazione strisciante del Paese. Poco dopo i fatti d’Egitto si apprende, grazie al lavoro d’informazione di agenzie missionarie come AsiaNews, lo spaventoso martirio dei cristiani in Pakistan. Nel giro di poco più di un mese un uomo e due ragazze minorenni vengono arsi vivi per essersi rifiutati di passare all’Islam. Prima di essere date alle fiamme, davanti a testimoni, le due ragazze erano state più volte violentate.

Sono solo alcuni degli episodi del 2010 che Mario Mauro, parlamentare europeo e rappresentante della Presidenza dell’OSCE per la lotta al razzismo, la xenofobia e le discriminazioni, raccoglie nel libro Guerra ai cristiani. Le persecuzioni e le discriminazioni dei cristiani nel mondo (Lindau, Torino, 2010, pp. 132).  L’Autore fa il punto sulle persecuzioni e le discriminazioni che oggi patiscono i cristiani nel mondo in quanto cristiani. Il calvario dei cristiani nei Paesi a maggioranza islamica e che hanno subìto negli ultimi tempi un processo di radicalizzazione del fanatismo è cosa forse nota ai più, ma non c’è solo l’Islam fondamentalista. Ci sono anche Paesi orientali in forte sviluppo e che ormai aspirano ad entrare tra i grandi della Terra, come l’India, dove pure i cristiani subiscono vessazioni di ogni tipo in ragione del fatto che la diffusione del Vangelo potrebbe portare, insieme all’alfabetizzazione e alla scolarizzazione primaria, anche libertà e diritti ponendo fine alla rigida società classista indiana in cui migliaia di persone, come i cosiddetti “fuori-casta” (dalit), non possiedono praticamente alcuna dignità. Per questo nel 2008 nello stato dell’Orissa si è avuto un vero e proprio ‘pogrom’, pianificato da partiti nazionalisti e fondamentalisti indù, con l’obiettivo di distruggere un’intera comunità cristiana. “Rajani Mahi, 21 anni, è stata arsa viva mentre cercava di salvare gli ospiti di un orfanotrofio della missione di Bargarh […], nella stessa regione anche un uomo è stato bruciato vivo, lo stesso giorno a Kandhamal, e una suora è morta carbonizzata dopo essere stata stuprata nel Centro sociale di Bubaneshwar” (pag. 68). La persecuzione è andata avanti per mesi cosicché alla fine gli osservatori internazionali potevano leggere un vero e proprio bollettino di guerra: le vittime (contando insieme fedeli e religiosi) superavano le centinaia, oltre quaranta le chiese distrutte, altre centinaia e centinaia le case abbattute. Se perfino alcuni leader politici nazionali hanno invocato la pulizia etnica “finchè  lOrissa non sia liberata dai cristiani” (pag. 69), riscuotendo consenso, senza più il minimo senso di vergogna, non sorprende che altri non abbiano trovato di meglio che accusare le Missionarie della carità (l’ordine fondato da Madre Teresa di Calcutta) nientemeno che di complotto contro la sicurezza dello Stato. Siamo di fronte con ogni evidenza a qualcosa di impressionante, fuori di ogni logica e che tuttavia suggerisce una riflessione decisiva. Forse mai come nell’India di oggi si vede come il Vangelo sia veramente fermento di libertà e garante dei diritti fondamentali della persona. E proprio per questo temuto, osteggiato e combattuto da tutti i totalitarismi, da tutte le dittature, da tutti i poteri (statali e non) che si ergono essi stessi a forme di divinità.

L’ultimo sguardo dell’Autore cade non a caso sull’ideologia che ha insanguinato come nessuno il secolo scorso: il comunismo. Alcuni ne avevano decretato la fine ma ancora oggi resta più vivo che mai in Corea del Nord, Cina, Birmania, Vietnam, Cuba mentre riemerge con altre forme, meno brutali – ma altrettanto liberticide – anche in Sudamerica. Proprio nella Corea comunista e ufficialmente atea nel luglio scorso una donna di 33 anni è stata giustiziata in pubblico “perchè distribuiva la Bibbia” (pag. 58). Ma migliaia sarebbero attualmente i cristiani rinchiusi nei campi di lavoro coreani e cinesi (i tristemente famosi “laogai”) e di cui si ignora la fine. E, ancora, le pagine di Mauro si soffermano anche sulla Via Crucis dei cristiani iracheni, che rischiano di scomparire per sempre dalla loro terra natale, sulla sofferenza di quelli che vivono da secoli in Turchia ( ricordando il sacrificio di don Andrea Santoro e di mons. Luigi Padovese), fino a toccare le comunità più dimenticate: Iran, Indonesia, Somalia. Dinanzi a questa persecuzione su scala mondiale (documentata anche con numerose foto e siti internet di varie agenzie internazionali e Ong) che fanno dei cristiani il gruppo religioso più perseguitato in assoluto (più del 75% delle discriminazioni religiose nel mondo è diretto contro di loro) viene da chiedersi che cosa sarebbe successo se questi episodi avessero visto come vittime non dei cristiani ma un qualsiasi altro gruppo religioso. Ad esempio, degli ebrei o dei musulmani. Che cosa sarebbe accaduto se in qualche parte del mondo qualcuno, invece dei cristiani, avrebbe crocifisso o dato alle fiamme o giustiziato pubblicamente senza processo degli ebrei o dei musulmani per il solo fatto di essere ebrei o musulmani ?

La risposta porta forse alla radice del problema, ovvero che in fondo il destino dei cristiani non interessa a nessuno, neanche a chi dovrebbe difendere per primo le radici cristiane dell’Europa (che infatti sono state negate). La questione appare talmente vera che un attivista per i diritti dei cristiani pakistani, interpellato recentemente su che cosa dovrebbe fare oggi l’Europa, ha risposto con le lacrime agli occhi: “Io penso che l’Europa dovrebbe ritrovare anzitutto la sua fede”. Padre Bernardo Cervellera, direttore di AsiaNews e studioso delle minoranze cristiane nel mondo, da parte sua concorda pienamente, mettendo in luce la ‘strana’ alleanza dei nostri giorni tra il laicismo nichilista occidentale e i dispotismi liberticidi orientali: “È lindifferenza della comunità internazionale, e dellEuropa in particolare, il più grande alleato dei paesi che ostacolano la libertà religiosa” (pag. 33).           

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