IL BEATO CARLO I D’ASBURGO: UN MODELLO DI COERENZA TRA FEDE E IMPEGNO POLITICO (di Vincenzo Pitotti)

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Celebrazione Beato Carlo
21 ottobre 2010: celebrazione in onore del Beato Carlo I, promossa a Lecce da Alleanza Cattolica in collaborazione con l'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme

Il 21 ottobre la Chiesa fa memoria del Beato Carlo d’Asburgo (1887-1922), ultimo Imperatore d’Austria e Re d’Ungheria, elevato agli onori degli altari il 3 ottobre del 2004 da Papa Giov anni Paolo II.  Qualcuno potrebbe chiedersi se è ancora utile rievocare uomini del passato come Carlo d’Asburgo, statista e comandante militare, appartenuto ad un periodo storico affascinante ma irrimediabilmente trascorso. Senza alcuna intenzione di cadere in uno sterile nostalgismo, possiamo affermare che il Beato Carlo è una figura ricca di buoni esempi, molto utili ed edificanti per gli uomini del nostro tempo, sempre più confusi e disorientati.

Carlo fu, anzitutto, un fedele e amorevole marito, che nel sacramento del matrimonio scorse non solo un dovere ma, soprattutto, un’occasione di santificazione. Proprio per sottolineare ciò, è stato scelto per la sua commemorazione il 21 ottobre: non in quanto giorno della sua morte, bensì giorno delle sue nozze con la principessa Zita di Borbone-Parma (1892-1989), che gli diede otto figli e della quale è in corso il processo di beatificazione. Carlo aveva un’altissima opinione della santità del matrimonio, non solo quale sacramento che istituisce la famiglia, ma anche quale strumento di perfezione personale e comunitaria. Qualche anno dopo la  morte del marito, l’imperatrice Zita ebbe a dire: (…) con l’imperatore Carlo condividevamo tutto, gioie e dolori, timori e preoccupazioni, speranza e felicità. I duri colpi ci ferivano insieme, li sopportavamo in due…E in un’altra occasione: “Durante il nostro periodo di fidanzamento, egli mi disse una volta: noi ora dobbiamo aiutarci vicendevolmente ad andare in Paradiso. Per lui questo proposito era assolutamente serio”.        

Altro mirabile esempio che si staglia nell’esistenza terrena del Beato Carlo è costituito dalla sua coerenza di cattolico, anche negli impegni gravosi e nelle decisioni di uomo politico. Alla morte dell’Imperatore Francesco Giuseppe (1830-1916), suo prozio, Carlo ascese al trono imperiale all’età di ventinove anni e, nel dicembre 1916, fu incoronato a Budapest re apostolico d’Ungheria con la corona di S. Stefano. Il Papa Benedetto XVI ha più volte ricordato che oggi c’è un urgente bisogno di politici che siano credenti e credibili, capaci di coniugare impegno politico e principi cristiani e Carlo riuscì a trasfondere, in modo concreto, i principi cristiani nella sua azione politica, in un momento sanguinoso e travagliato nella storia dell’Europa, quale fu quello della Prima Guerra Mondiale. Da uomo di pace qual era, cercò in diversi modi di porre fine al conflitto, definito dal Papa Benedetto XV (1914-1922) inutile strage e suicidio dell’Europa civile. In un proclama indirizzato ai suoi popoli prima dell’incoronazione, scrisse: (…) Intendo fare tutto il possibile per bandire, nel più breve tempo, gli orrori e i sacrifici della guerra e restituire ai miei popoli le benedizioni della pace”. In politica interna, pose mano ad un’ampia ed esemplare legislazione ispirata alla Dottrina Sociale della Chiesa e cercò di riorganizzare l’impero secondo un modello federalista. Durante gli ultimi mesi di guerra, di fronte alle sempre più drammatiche difficoltà di approvvigionamento, il Beato Carlo si prodigò in tutti i modi per alleviare le difficoltà del suo popolo: in particolare, organizzò cucine da campo, impiegò i cavalli di guerra per il rifornimento del carbone a Vienna, combatté senza mezzi termini corruzione e usura, donando ed elargendo più d i quanto gl i permettevano i suoi mezzi. Giovanni Paolo II, nell’omelia tenuta durante la concelebrazione eucaristica per la beatificazione, disse: “Fin dall’inizio, l’Imperatore Carlo concepì la sua carica come servizio santo ai suoi popoli. La sua principale preoccupazione era di seguire la vocazione del cristiano alla santità anche nella sua azione politica. Sia un esempio per noi tutti, soprattutto per quelli che oggi hanno in Europa la responsabilità politica!”

Dopo una serie di vicissitudini e di continui scontri con l’intransigenza degli ambienti politici laicisti di quel tempo, che già prima della guerra avevano deciso l’annientamento della monarchia austro-ungarica, il Beato Carlo, calunniato, tradito e sconfitto, fu costretto dalle potenze vincitrici all’esilio insieme alla sua famiglia, dapprima in Svizzera, in seguito nell’isola atlantica di Madera (Portogallo). Ridotto in povertà e costretto a vivere in un ambiente umido e malsano, si ammalò gravemente di polmonite. Dopo una lunga serie di patimenti e sofferenze, sopportati senza lamenti, e accettati come sacrificio per la pace e l’unità dei suoi popoli, si spense il 1° aprile 1922 a soli trentaquattro anni.

I numerosi fatti ed episodi della sua vita sono stati raccolti nei due volumi della Positio super virtutibus, da cui si deduce che, sulla via della santità, il Beato Carlo non è stato ostacolato dal ruolo pubblico che ricopriva, anzi si è santificato proprio perché svolse bene il gravoso e difficile compito di imperatore. All’Occidente, e in particolare all’Europa di oggi, in profonda crisi di identità per aver reciso le proprie radici cristiane, Santa Romana Chiesa propone il Beato Carlo quale autentico operatore di pace, fulgido esempio di uomo politico che si batté per la giustizia e l’armonia tra i popoli, conciliando, con ammirabile coerenza, principi cristiani, leggi e decisioni politiche.

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