IL NUOVO MONDO (L’Ora del Salento, 20 settembre 2008, pag. 11)

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                                          OSSERVATORIO GEO-POLITICO

(a cura di Roberto Cavallo)

 


Fra un mese e mezzo sapremo chi sarà il nuovo Presidente degli Stati Uniti. Non è solo curiosità giornalistica, né un test elettorale come altri, sia pure importanti, ve ne sono in giro per il mondo. La maggiore potenza mondiale deciderà quale capo darsi: John Mc Cain o Barak Obama. Un repubblicano, nel segno di una possibile continuità, o un democratico, nel segno della grande svolta.

Ma non è problema che riguardi i soli cittadini statunitensi. Dal ruolo che i due contendenti attribuiranno al loro Paese dipenderà anche il destino, per esempio, di noi Europei, sia occidentali che orientali.

Da come intenderanno considerare le sfide che si pongono dinanzi agli U.S.A., dipenderà il futuro di molti abitanti di questo pianeta: e noi siamo in mezzo.

Le minacce strategiche per gli Stati Uniti sono molteplici: l’ascesa del sistema cinese di potere economico, scientifico e militare; la rinascita della Russia autocratica, guidata da ex funzionari del KGB e che utilizza la ricchezza energetica per ricostruire il potere militare; lo sforzo aggressivo dell’ala fondamentalista e irreconciliabile dell’Islam, che mira a sconfiggere l’Occidente, ad eliminare Israele e ad imporre un monopolio religioso islamico; il numero crescente di cosiddetti regimi “canaglia”, desiderosi di acquisire armi di morte e di distruzione di massa per tutelarsi nei confronti delle democrazie e per imporre il proprio volere sugli Stati confinanti; il sandinismo e il bolivarismo sudamericano – in salsa castrista -, che incitano sempre più vivacemente contro l’odiato yankee (anche a proposito dell’America Latina nei giorni scorsi si è parlato di “guerra fredda”).

Molte dunque le sfide per uno scenario mondiale che è diventato necessariamente multipolare e dove gli U.S.A. sono solo “una” potenza fra tanti e ben più agguerriti rivali. A qualcuno indubbiamente tale prospettiva di intrinseca debolezza U.S.A. non dispiacerà. Anzi …

Resta solo da rendersi conto – soprattutto se da qui a 40 giorni dovesse prevalere la linea democratica di Barak Obama – che difficilmente si troverà in futuro chi possa interessarsi della nostra personale difesa, o delle minoranze perseguitate nel mondo. E diciamolo pure: ci siamo troppo abituati alla confortevole leadership Usa, per essere capaci di agire senza di essa.<–>

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