IL PIANTO DI DIO

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Sono le sei del mattino. Buio. Freddo. L’ultimo salmo si è spento nell’aria, l’ultima lettura, l’ultimo canto alla vergine.


E’ l’ora d ella pr eghiera silenziosa e solitaria. Mi inginocchio ai piedi del tabernacolo: buio. Freddo. E sonno.

Il freddo del pavimento mi impedirà di dormire.


Mi si edo sui talloni ed ascolto, ascolto il s ilenzio e la voce della Vita che mi sta davanti, e il suo pianto.


Sono le sei del mattino e penso e prego.


A quest’ ora in Italia, seicento giovani madri si preparano ad abortire.

Seicento lettini bianchi vengono preparati,

seicento giovani madri piangono, o ridono nervosamente, si raccontano le loro storie, cercano di mostrarsi disinvolte, emancipate: seicento angosce da liberare.

E seicento infermiere preparano gli strumenti di morte,

seicento anestesisti iniettano il liquido miracoloso che addormenta la coscienza,

seicento medici si infilano i guanti, seicento grembi sono violati da strumenti asettici;

seicento persone – chiamatele embrioni, gameti, feti – seicento persone sono risucchiate, martoriate; seicento Urli Silenziosi salgono al Cielo.


Dio allarga le braccia per accogliere i martiri, poi guarda l’orologio: sono le dieci, è finito.

Almeno per oggi è finito.

Venite bambini, venite!


No, Dio, non è finito: questa è solo l’Italia, devi pensare anche agli altri stati, alle altre nazioni del nostro fuso orario, poi spostarti, di ora in ora, sui fusi del mondo, e moltiplicare i seicento per quanto?

(Suor Maria Chiara

Carmelo “Santa Maria della Vita”

Sogliano al Rubicone – 1996)

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