IMMIGRAZIONE E ATTUALITÀ (di Giacomo Maria Pezzuto)

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Sono stato fuori dal mondo per diversi giorni e una volta riaperti i social la prima notizia è stata: “Indagato Salvini: i reati contestati sono abuso di ufficio e sequestro plurimo di persone”.

Non è cambiato niente, ho pensato, ma andando a fondo della questione ho letto del caso della nave Diciotti della Guardia Costiera Italiana, dei clandestini a bordo, della sfilata dei politici di sinistra (perché altro non è se non una sfilata) che sono saliti sulla nave, delle bufale sulle condizioni di salute delle persone (in realtà, a detta dello stesso Comandante, stanno benissimo) e sullo sciopero della fame iniziato dagli immigrati (con annesso paradosso “scappano dalla fame e fanno lo sciopero della fame”).

Al di là del fatto che trovo sconcertante l’indagine sul Ministro dell’Intero Salvini, ho letto che egli invoca, per la gestione dei flussi migratori, il modello No Way australiano, in vigore dal 2013 per volontà dell’allora Primo Ministro Tony Abbott, che prevede il respingimento di tutte le imbarcazioni con a bordo clandestini che cercano di entrare illegalmente in Australia, senza alcuna distinzione di donne, bambini (soli o accompagnati), invalidi e anziani. Con questo metodo l’Australia ha di fatto risolto il problema dell’immigrazione clandestina, riuscendo in qualche modo a regolare i flussi.

Credo, però, che il No Way sia alquanto drastico da applicare in Italia perché, respingendo tout court chi c’è a bordo, si rischia di respingere anche potenziali profughi (che sono, è bene rammentare, una percentuale irrisoria e trascurabile, come confermano i dati del Ministero dell’Interno) e per fare questo serve l’accordo con il Governo dello Stato di partenza del barcone. C’è però da considerare che in Italia i clandestini non arrivano più con i barconi, ma a bordo delle navi delle ONG che operano nel Mediterraneo o della Guardia Costiera Italiana. Di conseguenza alle prime può essere impedito lo sbarco nei porti italiani, mentre alle seconde evidentemente no. Ma se questo pugno duro del Governo italiano serve come deterrente per far svegliare l’Unione Europea (che, come sempre, è indifferente al problema), allora ben venga la messa a punto di una legge che prevede il No Way, anche perché da noi non arrivano anziani, bambini e invalidi ma solo giovanotti – anche molto muscolosi – e, molto raramente, qualche donna.

La soluzione, attuata durante il Governo Berlusconi IV (2008-2011), è agire alla radice del problema, impedendo le partenze, magari coordinandosi anche con le Nazioni Unite. Ma, stante la situazione politica che c’è in Libia, questa è una strada difficile da attuare, se non in seguito ad accordi bilaterali sia con il Governo riconosciuto dall’ONU di Al Serraj, sia con quello del Generale Haftar, che controlla buona parte del territorio libico. Una buona soluzione sarebbe anche quella di un gigantesco “Piano Marshall” per i Paesi africani.

E’ utile allora citare le parole di uno stimato giornalista, Tony Capuozzo, pronunciate durante la trasmissione “In Onda” (condotta da Luca Telese e David Parenzo) su La7: “Noi dobbiamo toglierci dalla testa che stiamo aiutando i più poveri, i più bisognosi e i più diseredati, anche perché una madre vedova con quattro bambini non partirà mai. Chi ha i soldi per pagarsi il viaggio (che costa, in media, dai 5mila ai 10mila dollari, n.d.a.) e salire sui gommoni?”.

La situazione è ben lontana dall’essere risolta ma, fino ad ora, il Governo sta agendo molto bene.
Infine, è bene concludere con le parole di S.S. Benedetto XVI in occasione della giornata mondiale del migrante del 2013: “Prima del diritto ad emigrare va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè di essere in condizioni di vivere dignitosamente nella propria Patria”.

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