L’8 MARZO DI COSTANZA MIRIANO (di Omar Ebrahime e David Taglieri)

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La giornalista Costanza Miriano

Passano gli anni e puntuale riecco l’8 marzo, alias Festa della Donna, entrata ormai a pieno titolo nei nuovi riti civili anche del nostro Paese. Quest’anno se ne è parlato, in modo decisamente originale e molto diverso dal solito, presso il centro romano del movimento Pro Sanctitate, a piazza San Calisto. Protagonista e ospite d’eccezione era la giornalista del TG3 Rai nonchè, nel tempo libero, scrittrice di successo, Costanza Miriano, anche se a dire la verità lei ci tiene a farsi definire anzitutto come sposa fedele e madre impegnatissima con quattro figli a carico, appagata e felice nonostante tutto…perché cattolica. In poco più di due anni, sui sempre più complicati rapporti uomo-donna dei giorni nostri Miriano ha dato alle stampe due vivaci best-seller, prima Sposati e sii sottomessa. Pratica estrema per donne senza paura (pubblicato da Vallecchi, 40.000 copie vendute finora) e quindi Sposala e muori per lei. Uomini veri per donne senza paura (uscito per Sonzogno solo da pochi mesi ma già a quota ventimila). Come suggerisce il tono dei titoli stessi, non si tratta di seriosi trattati psicologici di tipo teorico sulle relazioni fra i due sessi, ma piuttosto di pagine allegre perché pensate alla luce di quella fede che dona la gioia, fatte di vita vissuta (quella dell’autrice e della sua cerchia di amiche), certamente profonde, ma senza prendersi troppo sul serio, a disposizione di tutti quegli uomini e donne che da decenni si guardano in cagnesco l’uno verso l’altro senza arrivare a capire come si è fatti realmente. Il fulcro del suo messaggio sta nell’accettarsi, e arricchirsi, reciprocamente ma nelle rispettive differenze, senza mai svilire la virilità maschile e la specificità femminile.

L’osservazione non è scontata perché purtroppo un certo tipo di femminismo ‘estremo’ con gli anni ha finito per appiattire la specificità della donna sulle caratteristiche spesso più deteriori dell’uomo, e quindi ha perduto la sua stessa ragion d’essere. La vera vittoria oggi per Miriano sarebbe quindi nel raggiungere sì l’uguaglianza della pari dignità ma valorizzando la realtà intima e più profonda delle donne, che è e resta complessa. D’altra parte, racconta la giornalista-mamma con ironia delicata, per quanti sforzi facciamo non saremo mai del tutto uguali, per cui meglio arrendersi all’evidenza prima di combinare in giro troppi guai. Il ritratto che emerge è quello di una persona che fra mille impegni riesce comunque a tenere insieme vita domestica e professionale, senza cedere alla tentazione degli estremi, ovvero cancellare il sottile equilibrio fra la vita di madre e quella di giornalista. Sia chiaro, aggiunge, le rivendicazioni sull’accesso al lavoro, per esempio, o per la salvaguardia dei propri diritti quando si va in maternità, erano e sono importanti, persino primarie a volte, tuttavia se sono ragionevolmente fondate non devono finire per incattivire gli esseri umani, generando scontri irrazionali di mero potere per il potere fra maschi e femmine da cui non si torna più indietro. Gli estremi così finiscono per toccarsi: il cattivo maschilismo ha prodotto in effetti col tempo il suo rovescio esatto della medaglia, un femminismo umorale e modaiolo, che condiziona a sua volta l’identità maschile. Per Miriano non sono gli uomini ad essere più intelligenti delle donne o viceversa: ogni essere umano è un’esperienza unica ed irripetibile, come la stessa Sacra Scrittura, oltre che la ragione, c’insegna. Tra una riflessione più pensata e una battuta comica, viene fuori così un pomeriggio diverso, non tanto una conferenza cattedratica ma quasi un tè con un’amica.

Affrontando poi il tema della maternità la scrittrice ha affermato che il talento di madre e moglie non devono mai confondersi. Il rapporto della mamma con il bambino naturalmente è per sua natura simbiotico, perché quella resta pur sempre, letteralmente, carne della sua carne, ma non può per questo cancellare gli altri rapporti familiari, a partire da quello marito-moglie. Così, ad esempio, riguardo all’ultima-moda dell’arredamento veicolata per le famiglie, ovvero i salotti di casa stravolti ‘a misura di bambino’, Miriano pensa che trasformare l’appartamento in una sorta di ludoteca permanente sia fondamentalmente sbagliato: anche il bambino, fin da piccolo, deve imparare che ci sono spazi da rispettare, in cui non entrare, e che non ogni cosa gli appartiene. Dopotutto, non è vero che il mondo nel corso della sua vita sarà ai suoi piedi: così, anche una scelta apparentemente secondaria, come la destinazione d’uso delle stanze di un appartamento può trasmettere qualcosa d’importante sull’educazione che si sta ricevendo e sull’imparare come ‘stare al mondo’. L’ultima parte della serata la scrittrice la dedica al ruolo riservato oggi alla figura paterna, sempre più messa sotto accusa da una società che vuole abolire il primo Padre che ci sia mai stato (Dio) e di conseguenza chi ne rappresenta il riflesso, per quanto imperfetto, sulla terra (il padre di famiglia). Se è vero, come si dice spesso, che nella nostra società mancano i padri è anche perché non si è fatto nulla per rafforzarne il ruolo, dice Miriano. D’altronde, se la donna in quanto tale non si pensa più come complementare all’uomo, anche il ruolo dell’uomo, e quindi del padre, inizia progressivamente a venire percepito come meno sicuro, meno certo, meno stabile. Insomma, come c’è un ordine da rispettare nella creazione, così c’è un ordine da rispettare anche nella famiglia e nei rapporti interpersonali. Qui, in ultima analisi, sta la vera felicità. Dire questo oggi può essere senz’altro politicamente scorretto ma il messaggio della Miriano, ricopiato – ammette sorridendo – dalla sapienza della Chiesa, è proprio questo. Il tanto ricercato segreto della felicità qui sulla terra è nella scoperta del Padre che ci ha creati, ci ama e ha un piano di salvezza per ognuno di noi. Se la parola ‘amore’ invece oggi è una delle più abusate e malintese probabilmente è anche perché ha perso totalmente il significato più autentico e trascendente, legato a termini come dono, responsabilità, dovere e sacrificio. Nulla di quanto viene trasmesso dalla televisione e dai giornali, insomma, dove si sottolinea al contrario sempre l’aspetto più istintivo e passionale del sentimento amoroso. Il fatto che amare significhi anche agire ragionevolmente, con pazienza e con prudenza, ascoltando e dialogando con molta fatica a volte, non viene quasi  più compreso da chi affronta il tema sui grandi mezzi di comunicazione sociale. Il risultato è la rappresentazione di una figura di donna che per Miriano è assolutamente irreale, lontana mille miglia dalla vita quotidiana che invece – per la stragrande maggioranza delle esponenti del gentil sesso – non è fatta tanto di aperitivi ‘glamour’ e colazioni da Tiffany quanto piuttosto di pannolini sporchi, notti insonni e appuntamenti in ritardo con le occhiaie lunghe quanto un autostrada. Perché la vita vera è così. E supera di parecchio la fantasia più sregolata, anche se non come ci si aspetterebbe, forse. Ma, dopotutto, è meglio così.

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