LA BEATIFICAZIONE DI JOHN HENRY NEWMAN

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newman1889Il 18 aprile 2005, nella sua omelia al collegio dei cardinali, nel corso della messa che precedette il conclave da cui proprio lui sarebbe uscito Papa, Joseph Ratzinger, dopo aver stigmatizzato le ideologie della modernità – dal marxismo al liberalismo, dal libertinismo all’individualismo radicale, dall’ateismo al misticismo sincretista -, ebbe a dire: “…Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie”.

Se si abbandona la verità oggettiva, rinvenibile già nel diritto naturale, tutto diventa opinabile e l’opinione dei più forti finisce con l’imporsi. Così quando trascuriamo la verità abbandoniamo, di conseguenza, anche la libertà. Per questo il Papa ha parlato dell’abbandono della verità oggettiva come uno slittamento verso la dittatura del totalitarismo, dove ci si ritrova alla mercé dell’ideologia vincente del momento.

Ma come riconoscere la verità oggettiva?

Lo stesso Benedetto XVI non si stanca di ripetere che ci sono due grandi strade maestre capaci di condurre l’uomo di retta intenzione a tale meta: la ragione e la fede. L’una senza l’altra possono poco; insieme sono le due ali che consentono di spiccare il volo verso la verità e verso Dio. Da San Tommaso a Giovanni Paolo II fino all’attuale pontefice questo insegnamento si arricchisce di nuove luci e più profondi significati anche grazie all’esperienza di uomini che tale percorso hanno saputo affrontare.

Illuminante a tal proposito è la vita dell’inglese John Henry Newman (1801-1890), che Benedetto XVI ha proclamato Beato il 19 settembre 2010 nel corso del suo viaggio pastorale in Inghilterra. Il pontefice ha sempre evidenziato l’ importante ruolo che il pensiero di Newman ha rivestito nella sua formazione filosofica e teologica.

Partito da posizioni giovanili razionaliste, Newman abbracciò con convinzione la fede anglicana considerandola una “via media” tra il cattolicesimo “reazionario” e il protestantesimo più radicale. Poi si accorse, studiando il cristianesimo delle origini, che la via della mediazione non necessariamente coincide con quella della verità, e nel 1845 si convertì al cattolicesimo. Nel 1879 fu creato cardinale da Leone XIII.

Newman maturò la sua conversione al cattolicesimo nel segno di una crescente adesione alla razionalità dell’atto di fede e a una concezione del cristianesimo fondata sull’oggettività del dogma e sull’universalità della Chiesa di Roma.

Costantemente teso alla ricerca del vero e del bene, per Newman fede e ragione sono “come due ali sulle quali lo spirito umano raggiunge la contemplazione della verità”. Non a caso nell’epitaffio sulla sua tomba – da lui stesso composto – è scritto: “Dall’ombra e dai simboli alla verità”.

Temi e accenti oggi riproposti con forza da Papa Benedetto XVI, che nel corso dell’omelia, durante la messa di beatificazione tenuta a Birmingham, ha detto: «Ai nostri giorni, quando un relativismo intellettuale e morale minaccia di fiaccare i fondamenti stessi della nostra società, Newman ci rammenta che, quali uomini e donne creati ad immagine e somiglianza di Dio, siamo stati creati per conoscere la verità, per trovare in essa la nostra definitiva libertà e l’adempimento delle più profonde aspirazioni umane».

Rifiutare il relativismo, spiega il Pontefice, comporta non soltanto il riconoscimento che esiste una verità ma anche – cosa che oggi rischia di riuscire ancora più difficile – la denuncia dell’errore. Se esiste il vero, esiste anche il falso. «Coloro che vivono della e nella verità riconoscono istintivamente ciò che è falso e, proprio perché falso, è nemico della bellezza e della bontà che accompagna lo splendore della verità, veritatis splendor».

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