LA CHIESA, L’AFRICA E I “CATTIVI OCCIDENTALI” (Corriere del Giorno, 20 marzo 2009, pag. 31)

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papa-camerun-324L’interesse della Chiesa per l’Africa è sempre stato straordinario. Lo testimoniano le migliaia e migliaia di missionari che hanno portato sollievo e carità ai popoli del continente nero, pur in condizioni di ordinaria assoluta precarietà. Lo testimoniano i viaggi apostolici dei sommi pontefici, non ultimo quello di Benedetto XVI. Benedetto XVI ha scelto di visitare Camerun e Angola, due nazioni che ben esemplificano le contraddizioni e i drammi africani. Fra i tanti missionari innamorati di questa terra e grande conoscitore di essa e delle sue problematiche è il comboniano Giulio Albanese. Nato a Roma il 12 marzo 1959, padre Giulio Albanese è stato corrispondente dall’Africa per Radio Vaticana e ha collaborato con varie testate giornalistiche, tra cui Giornale-radio RAI, Avvenire e Vita. Autore di numerosi volumi, ha svolto la sua attività missionaria principalmente in Kenya, dove ha fondato la Missionary Service New Agency, agenzia di informazioni che dal 1996 ha registrato e diffuso milioni di notizie relative al continente africano.Hic sunt leones. Africa in nero e in bianco” è la sua recente pubblicazione, in cui raccoglie appunti di viaggio e soprattutto riflessioni dettate dalla pluridecennale esperienza missionaria ( Edizioni Paoline, 2006, pagg. 244, euro 12,00). Hic sunt leones” (Qui sono i leoni) era al tempo dei Romani l’espressione sintetica che descriveva la realtà geografica africana – allora largamente sconosciuta –. Era, infatti, il luogo misterioso e selvaggio dove regnavano i leoni…; l’unico concetto approssimativo che i nostri antenati potessero esprimere dinanzi a tanta smisurata bellezza e grandezza. Il libro intende offrire una serie di considerazioni a 360 gradi per far luce sul ritratto di un continente che conta 56 paesi e altrettanti governi, dove si parlano centinaia di lingue diverse, e in cui convivono 840 milioni di persone. Che immagine abbiamo del continente africano? Si chiede padre Giulio Albanese. Qual è il vero volto? L’Autore passa così in rassegna le tante realtà dell’Africa di oggi, talune note ma altre meno conosciute alla grande platea occidentale. L’Aids è forse l’incubo maggiore che oggi affligge il continente: “In alcuni paesi dell’Africa australe, ad esempio, la infezione da Hiv colpisce anche il 25-30% della popolazione giovane-adulta o in età lavorativa, mettendo a repentaglio la stessa sopravvivenza delle strutture statali, con penuria di personale nelle scuole, negli ospedali, nei ministeri e nelle attività produttive.” Ma l’Hiv – la cui soluzione non è il preservativo, come ricorda Benedetto XVI -, è l’aspetto macroscopico delle pandemie che assillano l’Africa. La malaria non è da meno con i suoi 500 milioni di ammalati all’anno e due milioni di decessi all’anno. Insieme all’emergenza sanitaria imperversa quella legata alla povertà e alla malnutrizion e. Queste ultime sono a loro volta determinate più che dalle avverse condizioni climatiche (siccità in primis) da situazioni di strisciante e cronica guerra civile, con il coinvolgimento dei bambini-soldato. L’Autore insomma offre al lettore la propria testimonianza pluridecennale (di missionario) ed espone notizie di prima mano (da bravo giornalista quale egli è); eppure non riesce – a parere di chi scrive – a discostarsi da un impianto culturale che si esprime pressappoco nei seguenti termini: se l’Africa soffre, è sempre e comunque colpa dell’Occidente… La descrizione della realtà africana delineata nel libro è sicuramente ricca di elementi interessanti. Per esempio non viene taciuto il ruolo sempre più invadente della Cina nell’accaparramento delle risorse naturali; l’altissimo tasso di corruzione dei governanti locali; gli odi tribali che perpetuano stragi e violenze immense, tanto fra i piccoli gruppi che fra le grandi Nazioni; le progressive limitazioni alla dignità umana derivanti dall’ideologia islamista …Ma nonostante tutto questo, il giudizio di fondo dell’Autore ha sempre di mira l’Occidente, con il suo retaggio – principalmente eurocentrico – di colonialismo e neocolonialismo. Anzi, ad essere più precisi, è principalmente quella parte dell’Occidente generalmente considerato “capitalista e conservatore” (ma non necessariamente le due cose camminano di pari passo!) a venire messo sotto processo, con l’accusa di voler deliberatamente ignorare la “negritudine”, e cioè la peculiarità culturale africana. A parere di chi scrive, se è giusto sottolineare fenomeni distorti tipici di certo affarismo occidentale (come l’insensibilità al valore della vita umana propria di talune multinazionali del farmaco), non bisogna però scadere in quella sorta di manicheismo progressista tipico degli anni ’70. Con la differenza che allora i movimenti afro-rivoluzionari dovevano ancora essere messi al banco della prova della storia. Oggi, dopo quasi 40 anni di ideologie terzomondiste al potere, il risultato è ampiamente deludente. Come non prendere atto dei fallimenti dei vari “fronti di liberazione nazionale”, spesso sanguinari nei confronti della popolazione civile ? E che pensare dei regimi che politicamente si collocano fra il nazionalismo terzomondista, il socialismo africano e l’integralismo islamico? Che pensare delle elites indigene, ampiamente corrotte anche senza il necessario apporto dell’uomo occidentale? Per non parlare degli innumerevoli Stati che sino a ieri l’altro orbitavano direttamente nel campo sovietico (l’Etiopia di Menghistu, l’Angola e il Mozambico ancora oggi retti da governi post-comunisti, la Somalia di Siad Barre…). Per tutti valga l’esempio dello Zimbabwe, che sino a quando ha mantenuto la presenza dei coloni britannici ha conservato l’autosufficienza alimentare; poi sono arrivate (insieme alle armi cinesi che sostengono il dittatore Robert Mugabe) le carestie e le pandemie. Anche i due Paesi visitati dal Papa da questo punto di vista sono emblematici. In Camerun nel 2008 è stata attuata una modifica costituzionale che consente a Paul Biya, il presidente al potere dal 1982, di ricandidarsi alla carica. In Angola, dopo una cruenta guerra civile durata dal 1975 al 2002, il presidente José Eduardo dos Santos, ex comunista alla guida del paese dal 1979, rimanda di anno in anno le elezioni presidenziali: proprio alla vigilia del viaggio del Papa, l’opposizione per l’ennesima volta ha sollecitato il governo ad annunciare la data del voto. Sia il Camerun che l’Angola dispongono di grandi risorse naturali e sono produttori di petrolio, ma entrambi figurano tra i paesi più poveri e più corrotti del pianeta. Così nel lodevole sforzo di non parlare per stereotipi, Giulio Albanese ripropone, in realtà, un logoro quadro ideologico, dove fra i “cattivi occidentali” in qualche modo riesce a trovare posto (e forse poteva essere diversamente?) perfino Silvio Berlusconi…! Il terzomondismo è uno dei frutti avvelenati del ‘900 “progressista”: prima lo si riconosce prima si aiuta l’Africa ad uscire dal sottosviluppo. Il sincero amore per l’Africa, quale sicuramente è quello dimostrato da padre Giulio Albanese, meriterebbe allora di essere riconciliato con un impianto culturale post-moderno.

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