LA FEDE, CATERINA E LA TOSCANA (di David Taglieri)

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Tante persone scrivendo al mio blog hanno continuato nel corso dei mesi a chiedermi come sta Caterina e come evolve la sua situazione; alcuni mi parlano delle loro afflizioni delle loro prove…”

Settembre 2009: Caterina, ventiquattro anni, è in coma a seguito di un arresto cardiaco. Caterina è figlia dello scrittore giornalista Antonio Socci. Un evento tanto imprevedibile quanto funesto e drammatico riesce a produrre una straordinaria catena di solidarietà umana e testimonianza cristiana.

L’effetto travolgente vede il coinvolgimento di agnostici, atei, tiepidi ed indifferenti, ed involontariamente  la sofferenza della ragazza risveglia un sentimento di fede e preghiera, una bomba di energia benefica in grado di convertire e trasformare l’ animo delle persone.

Caterina. Diario di un Padre nella tempesta (Rizzoli, pagg 210) riproduce ad altezza d’uomo l’amore di Dio per l’uomo, rappresentando quello di un padre per la propria bambina e riproponendo quel filo invisibile che ci connette all’Infinito.

Fede, dolore, gioia, melanconia, alternarsi di emozioni e sullo sfondo il creato della Toscana, con quelle verdi colline e quei colori autunnali che spingono il lettore a riconsiderare lo stupore per il mondo, la meraviglia del filosofo, la felicità delle piccole cose che poi sono le Grandi.

Manzoni diceva: “Dio non turba mai le gioia dei suoi figli se non per prepararne loro una più certa e più grande”.

Questo libro-diario attraversa tutte le fasi difficili legate al travaglio dei giorni di agonia, attesa, disperazione mista alla speranza e viceversa.

Arte e filosofia si inseguono, creano poesia e continua intensità, e fotografano un paesaggio sempre più presente  al lettore e così il cielo di Toscana è a volte scintillante  come l’oro di Duccio, ci sono belle giornate in cui le nuvole si rincorrono fra le stelle… 

Mancavano soltanto pochi giorni ad un traguardo importante come quello della laurea, e quel 12 settembre la notizia nefasta da Firenze, l’arresto cardiaco…commovente il primo pensiero per Caterina: “…nel punto di incontro fra la nostra terra, la Toscana e questo cielo azzurro è stato generato un fiore”.

E ancora le reminiscenze legate al nome. Quando ci fu la visita di Giovanni Paolo II, gli universitari di Comunione e Liberazione in Piazza del Campo a Siena appesero uno striscione, una  frase di Santa Caterina:  “Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutta Italia”.

Il nome ha un significato, le persone se lo  portano nel cuore. Peugy ci ha insegnato – non a caso – che i Patroni sono una cosa seria e lassù hanno dei doveri nei confronti dei bambini affidati alla loro protezione.

Caterina non è solo la bella ragazza dalla solarità toscana come si evince dalla dolcezza del viso sulla copertina del libro, ma anche quella che ha ricambiato l’ Amore del papà riportandolo nell’abbraccio della Fraternità dopo che per una breve parentesi se ne era allontanato.

E ancora un altro flash. Fine agosto 2004, Caterina ha appena conseguito la maturità e deve presentarsi a Firenze per fare il test di ammissione alla facoltà di architettura, i ricordi viaggiano sul binario della natura e degli scorci che solo una terra come la Toscana ti sa donare, un tragitto fantas tico sui crinali dei colli di Castellina in Chianti e San Donato.

Si tratta di una storia regalata anche ai lettori del Foglio di Giuliano Ferrara in un bell’editoriale dedicato all’Amore filiale; la sua primogenita è una bella ragazza dai tratti meridionali da profetessa biblica, con quella voce che è rimasta nell’animo del babbo specie quando al pianoforte canta  Bring me to life degli Evanescence, o Nothing Else Matters dei Metallica.

Caterina che correva verso la sua vita, Firenze non è dietro l’angolo, riflette l’autore, perché non sono i chilometri a fare la distanza e la vita se ne va un pò tutti i giorni.

Una Firenze quella descritta dal “regista” Socci quasi di fallaciana memoria, i Viali, via Capponi, le colline che proteggono dolcemente il capoluogo toscano, la Cupola, il Campanile, le stradine assolate dai raggi fiorentini.

E ancora i volti e le memorie di quei ragazzi della fiorentina Comunione e Liberazione, quella di socciana memoria, gli amici ed il periodo di fidanzamento con Alessandra, mamma e moglie.

Ad aspettare la figlia ci sono altre facce giovani che accolgono le matricole, altre facce altra storia, stesso timbro umano…ed ancora la Santissima Annunziata dove la bellezza ed armonia della storica piazza gigliata si sposa con il passato ed i ricordi, quella memoria bagaglio di perle preziose.

E poi le preghiere dentro la Santissima Annunziata e l’affidamento di Caterina al Cielo; ma bruscamente si passa alla sala d’aspetto di terapia intensiva a Careggi, decine e decine di ragazzi raccolti sottovoce a recitare il rosario, alcuni di passaggio si uniscono  alla preghiera, altri giungono in silenzio; uno di questi  è Paolo Brosio.

I dolori, le disgrazie, le situazioni disperate fanno riconsiderare l’esperienza vita, la liturgia delle vendemmie toscane, gli alberi variopinti dal giallo all’arancione, quelle nebbie novembrine che danno le ali alle cime delle colline, l’odore dei funghi, dei boschi, le attese e distese innevate del Natale…colpisce la normalità del passante, la semplice bellezza dei giorni normali.

Saltano alla mente gli insegnamenti del suo maestro Don Giussani, nessuno fa volontariamente battere il proprio cuore, si tratta di un dono che si riceve continuamente senza accorgersene.

Tutta la narrazione alterna stati d’animo, colpi di scena, emozioni legate a quei due moti opposti riconducibili alla paura ed alla speranza; il racconto è accompagnato da numerose testimonianze di amici, lettori, frequentatori del sito di Socci; credenti, laici, tiepidi ed atei pregano alla stessa maniera, ed è questo forse il miracolo più grande.

Lo scopo dell’autore è quello di dare un senso Alto e Profondo  a tutto l’accaduto anche se certe volte individuare  un senso al Terribile Esistente  risulta  quasi umanamente incomprensibile, soprattutto se ne parla uno dei diretti interessati;  riecheggiano  le parole di Giussani, nella società scristianizzata bisogna far tornare le persone a pregare, perché la preghiera porta i miracoli, e la sofferenza di Caterina in questo caso può produrre il miracolo della fede.

Nonostante la durezza del tragitto segnato dal dolore, i genitori si affidano ed il loro atto di fede ottiene presto risultati insperati, prima il cuore di Caterina  riprende a battere, poi in una sera del gennaio 2010, mentre la madre le  sta leggendo un passo molto divertente del  Giovane Holden, uno dei suoi romanzi favoriti, Caterina si lascia andare ad una bellissima risata, che sembra addirittura un tentativo di dar forza ai familiari e a tutti coloro che la amano.

Da li pian piano riprende conoscenza,  parte  un cammino di riabilitazione che ancora rappresenta un interrogativo.

Ma i miracoli esistono, e il calore attorno a Caterina, che scalda il cuore ed infiamma l’anima, è quello più grande.

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