LA PERSECUZIONE DEI CRISTIANI NEL SILENZIO DEL MONDO

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Padre Isaac Achi, il prete bruciato vivo

Da “Il Foglio” del 17 gennaio 2023 riprendiamo l’analisi di Matteo Matzuzzi: “Una settimana fa il discorso di Papa Francesco al Corpo diplomatico: “Circa un terzo della popolazione mondiale vive in questa condizione. Insieme alla mancanza di libertà religiosa, vi è anche la persecuzione per motivi religiosi”.

Padre Isaac Achi (nella foto) è stato ucciso, bruciato vivo, nella casa parrocchiale della chiesa cattolica dei Santi Pietro e Paolo a Kafin-Koro, in Nigeria. Un altro religioso, padre Collins Chimuanya Omeh, è stato ferito mentre tentava di scappare. E’ l’ennesimo nome iscritto nel martirologio dei nostri tempi, e ancora una volta è la Nigeria a segnalarsi come terra dove essere cristiani, oggi, può costare la vita.

“A nome della Chiesa in Italia, esprimo le condoglianze al popolo e alla Chiesa nigeriani, assicurando preghiere per padre Achi, il cui sacrificio è un’ennesima testimonianza, fino al martirio, del prezioso servizio che uomini e donne guidati dal Vangelo rendono alla propria gente”, ha scritto in una nota il presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi. Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs) ricordava nel suo Rapporto che in un anno e mezzo, dal gennaio 2021 al giugno 2022, oltre 7.600 cristiani sono stati uccisi e più di 5.200 sequestrati. Nel 2021 si sono registrati più di 400 attacchi a chiese e istituzioni cristiane. Sempre secondo quanto documentato da Acs, la Nigeria detiene nel 2022 il numero più alto di sacerdoti assassinati (quattro), di rapimenti (28) di religiose rapite (sette).

L’Osservatore Romano ha titolato, nella sua edizione pomeridiana, “Cristiani sotto attacco”. Nell’articolo in prima pagina, si legge: “Una bomba o un incendio poco importa, perché il dato non cambia: nella Repubblica democratica del Congo e in Nigeria, i cristiani sono al centro di una spirale di violenza infinita”. Perché oltre alla Nigeria c’è anche il Congo, dove si recherà in visita fra due settimane Papa Francesco. Qui, in una zona al confine con l’Uganda, nel Nord Kivu, i jihadisti hanno compiuto una strage di fedeli pentecostali riuniti in preghiera.

Almeno diciassette le vittime, con l’attentato che è stato rivendicato dall’Iscap, il ramo africano dello Stato islamico.

Del prete bruciato vivo e della mattanza in una chiesa congolese, sui grandi media occidentali s’è visto e letto poco. Quasi nulla.

Perché la Chiesa fa notizia quando si tratta di scavare nel torbido, di mettere all’indice il vero o presunto abusatore (solitamente basta la notizia di un’indagine per arrivare a rapide conclusioni, ovviamente colpevoliste), di fare la conta degli abusi sessuali praticati negli ultimi cinquanta, sessanta, settant’anni. Del martirio che da anni segna intere regioni del pianeta, dal vicino e medio oriente devastato dal passaggio dei tagliagole islamisti all’Africa subsahariana, fino al Nicaragua della persecuzione politica, si sa poco più di niente.  Qualche notizia data dalle agenzie o da meritorie inchieste come quella citata di Aiuto alla Chiesa che soffre. Per le migliaia di persone uccise solo perché cristiane, non un moto d’indignazione.

“L’Africa ha bisogno di pace, pace vera, quale condizione basilare per lo sviluppo democratico e socioeconomico”, ha scritto il cardinale Zuppi, aggiungendo che “ai popoli del continente occorre assicurare, anche con il sostegno della Comunità internazionale, una convivenza pacifica, una vita dignitosa e un futuro nel pieno rispetto dei diritti umani e della libertà religiosa”. Proprio di libertà religiosa aveva parlato il Papa davanti al Corpo diplomatico: “La pace esige anche che sia riconosciuta universalmente la libertà religiosa. E’ preoccupante che ci siano persone che vengono perseguitate solo perché professano pubblicamente la loro fede e sono molti i paesi in cui la libertà religiosa è limitata. Circa un terzo della popolazione mondiale vive in questa condizione. Insieme alla mancanza di libertà religiosa, vi è anche la persecuzione per motivi religiosi. Non posso non menzionare, come alcune statistiche dimostrano, che un cristiano ogni sette viene perseguitato.”.