LA TEORIA DELLE INTELLIGENZE MULTIPLE (recensione a cura di David Taglieri)

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Dietro ogni azione c’è un pensiero, e alla base di una filosofia si trova un profilo psicologico: dall’interiorità e dalla sfera intellettuale delle persone siamo in grado di scorgere, monitorare e approfondire le scelte e le scommesse individuali.

Per questo siamo lieti di promuovere l’iniziativa della Casa editrice Hachette, che sta dando vita e linfa queste settimane ad una collana antropologica e divulgativa di prestigio.

Lo scopo è quello di divulgare la psicologia, che nella sana interdisciplinarietà dialoga con tutte le branche del settore umanistico mantenendo uno stretto contatto con l’attualità e con le acquisizioni scientifiche.

Uno dei meriti della squadra di esperti che curano tali tematiche è quello di aver presentato questa affascinante materia quale canale di comunicazione fra il settore scientifico e quello umanistico.

Questa settimana sotto la lente di ingrandimento del comitato di studi c’è La teoria delle intelligenze multiple di Howard Gardner, psicologo dello sviluppo ed educatore.

Il suddetto Autore ha una missione ben precisa e delineata: dimostrare attraverso fatti empirici e per mezzo delle sue osservazioni – mai banali – che non esiste una sola intelligenza ma esiste il campo delle intelligenze multiple.

Partendo dal concetto per noi imprescindibile e non negoziabile della centralità della persona, Gardner, come in un’opera d’arte, commenta e presenta tutte le particolarità e i dettagli legati al ‘quadro’ intellettuale.

All’inizio del secolo si pensava che esistesse una ed una sola intelligenza, quella verbale collegata a quella viso-spaziale; lui invece ci accompagna per mano nel mondo delle differenze, delle specificità, delle esperienze umane uniche e irripetibili.

Gli stessi programmi scolastici hanno individuato le caratteristiche dell’intelligenza basandosi su parametri quantitativi, dimentichi della qualità del talento e dimentichi dell’approfondimento realistico e vitale della dimensione umana.

Le persone e gli studenti non sono robot contenenti dei file che reiterano e ripetono formule ed assiomi: c’è molto di più.

C’è la possibilità di scoprire che in team diverse intelligenze si arricchiscono, interagiscono e si integrano.

Dallo scambio di esperienze, vissuti e mondi interiori il percorso accidentato ed impervio della vita può divenire una scalata entusiasmante.

Annullando il principio dell’invidia, dall’interazione e dalla condivisione comunitaria può nascere solo del Bene. Dalla interdisciplinarietà può sorgere la ricerca con la R maiuscola.

Si dovrebbe imparare dal pensiero di Gardner che la musica e l’arte, ad esempio, sono delle materie troppo trascurate a scuola, ed effettuando una trasposizione nel nostro territorio dovremmo gridare a gran voce come nel Paese della cultura per eccellenza, questi due motori, visivo ed auditivo, dovrebbero essere la colonna sonora e lo scenario principali della nostra fierezza.

Il filo conduttore del saggio è la qualità della formazione, che allontani tentazioni quantitative, dettate dalla velocità dell’epoca attuale.

E questa qualità della formazione passa attraverso il rapporto fra gli individui e gli ambienti di riferimento.

Gardner ha sete di ricerca, e in questo saggio di grande spessore la sua cifra psicologica è sintetizzata con grande dinamicità, in un quadro comunque schematico e chiaro.

In edicola abbiamo l’appuntamento con lo specchio delle interiorità e delle intelligenze.

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