LA VERA STORIA DELLA PILLOLA ABORTIVA RU486

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9788882723170
Perché un libro sull’RU 486?

In considerazione della decisione dell’Agenzia italiana del farmaco di commercializzare la Ru486, le Edizioni Cantagalli ripropongono la sintesi di un volume specifico pubblicato sull’argomento: “LA VERA STORIA DELLA PILLOLA ABORTIVA RU 486” (Cantagalli, Siena, pagg. 288, euro 21,00). Il libro, di C esar e Davide Cavoni e Dario Sacchini, nasce per svelare maggiori retroscena riguardo alle storie e agli intrecci intorno a questo terribile farmaco.

In Italia, con l’eccezione dei quotidiani Il Foglio e Avvenire, era ed è quasi impossibile far arrivare all’opinione pubblica un’informazione corretta e articolata sull’RU 486. Molti insistono sul fatto che la donna ha il diritto di disporre del proprio corpo, ma ci si dimentica che il nascituro, anche se si sviluppa nel corpo della madre non coincide con il corpo della madre, ma ha la propria dignità esistenzi ale indipendente. All’aspetto etico si aggiunge quello sanitario: il farmaco ha una scarsa tollerabilità sotto il profilo fisico e clinico; vengono attestate da numerosi studi “emorragie, gravidanze non risolte, morti da shock settico e, nel migliore dei casi, il tonfo sordo dell’embrione nello scarico igienico dopo giorni di attesa”. Quindi più che il tempo “di una liberazione” sembra si parli di “un tempo di morte e basta”. L’alterazione indotta dall’RU486 consiste nello sfaldamento delle cellule endometriali, nel sanguinamento e nel conseguente distacco dell’embrione già impiantato nell’utero. D unque siamo dinanzi ad un aborto procurato a tutti gli effetti.

Dobbiamo forse iniziare a chiedere, anche alla luce dei vari scandali della sanità, che la medicina non si comporti in modo meccanicistico considerando il paziente come materiale di lavoro, ma che lo si reputi innanzitutto come una persona, quale esso è. Come si può parlare di “terapia”, quando l’obiettivo del farmaco non è la cura da una malatti a, ma il porre fine ad una vita umana ? Forse che la vita è da considerarsi malattia?

Romano Guardini aveva sottolineato i pericoli derivanti da una concezione per cui “l’uomo è diventato incline a trattare i suoi simili come cose che cadono sotto la categoria dell’utilità“. In tutte le legislazioni la tutela della vita umana rappresenta il coronamento della proibizione di trattare l’uomo come “cosa”.

Ma c’è anche un aspetto politico e sociale: forse siamo di fronte a lobbies pro aborto, che concedendo l’aborto “fai da te” casalingo, sottraendolo alla sfera medica e statale, desiderano edulcorare il messaggio, in modo che la persona che usa la RU 486 non pensi che sta distruggendo una vita. L’aborto verrebbe quindi svincolato da una responsabilità sociale e morale in nome della privacy.

Bisogna anche riflettere su cosa voglia dire rivoluzionare il rapporto tra sessualità e procreazione. Un’assolutizzazione della libertà porta alla violazione della libertà dell’altro, ad esempio quella del nascituro e porta in seno l’idea del controllo totale della popolazione. Uno scenario che sembra evocare – a lungo andare -le tinte fosche di Aldous Huxley in “Ritorno al mondo nuovo”, mentre sale al cielo il silenzio degli innocenti che non vedranno mai la luce.

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