LA VERTA’ SULLE CROCIATE E’ LA LORO FALSIFICAZIONE (Corriere del Giorno, 13 maggio 2010, pag.31)

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le-crociate-una-st-nuova_big“Dopo la morte del Profeta Maometto, per un millennio il dar al-Islam (mondo islamico) ingaggiò con alterni successi la jihad contro il dar al-harb, la dimora della guerra. Così, gli eserciti musulmani riuscirono a conquistare tre quarti del mondo cristiano nonostante gli sforzi di generazioni di crociati per arrestarne o invertirne l’avanzata.” Non mi sembra vi sia modo migliore di questo per interpretare quel complesso fenomeno storico che va sotto il nome di “crociate”: il tentativo della cristianità di arrestare (o quanto meno di ritardare) la progressiva espansione musulmana, che per ben due volte giungerà ad assediare, nel cuore dell’Europa, la città di Vienna. A tale conclusione giunge Thomas F. Madden, che per le Edizioni Lindau di Torino ha pubblicato “Le Crociate. Una storia nuova” (2005, pagg. 350). Madden, che insegna Storia medievale alla Saint Louis University, vanta una grande conoscenza della materia, cosa che gli consente di pervenire a conclusioni originali e, per certi aspetti, controcorrente. Dopo aver illustrato le varie spedizioni verso la Terrasanta (ma anche quelle contro gli eretici nel sud della Francia), mettendo in luce inediti elementi di novità come, per esempio, il ruolo attivo che in esse ebbero le donne, lo studioso propone un’ampia panoramica sulla storiografia che si è occupata dell’argomento. Con Voltaire e l’ illuminismo le crociate furono definite guerre di intolleranza combattute per conto di un clero affamato di potere. Insieme all’Inquisizione, divennero l’emblema di quello che si riteneva fossero l’isteria, la superstizione e l’ignoranza dei “secoli bui”. Nell’800 i romantici hanno in parte riabilitato il Medioevo: esaltavano la bellezza dell’architettura gotica, ammiravano le virtù cavalleresche, elogiavano la fede e la compassione della religiosità medievale (pagg. 306-307). Allo stesso tempo, però, si diffusero correnti di pensiero, avvalorate dai nascenti nazionalismi europei, che vedevano gli Stati latini di Terrasanta come forme antesignane di colonialismo. Per la successiva storiografia marxista le crociate avrebbero rappresentato il risultato della crescita demografica e della carenza di risorse in Europa: così i crociati sarebbero stati solo “lavoratori in esubero” che cercavano all’estero nuove terre da sfruttare. Nella seconda metà del secolo appena trascorso l’atteggiamento critico verso quell’esperienza storica è ulteriormente aumentato, sino a raffigurare i crociati come i barbari predatori della pacifica e raffinata civiltà orientale (tanto musulmana che, in parte, bizantina).  Thomas F. Madden fa parte di quella schiera di storici che in questi ultimi anni, pur non minimizzando gli errori e le infedeltà che spesso contraddistinsero i cavalieri cristiani, presentano una visione più scientifica e meno ideologizzata del fenomeno. Fra questi professionisti (appartenenti soprattutto all’area anglo-sassone) ci sono Jonathan Riley-Smith (What were the Crusades?, 2002), Thomas Asbridge (The first Crusade, 2004), Jonathan Phillips (The forth Crusade, 2004). Eppure, nota con realismo Madden, “Non è ancora certo che questi sforzi avranno successo nel demistificare leggende storiche nutrite tanto a lungo” (pag. 311).  Fra le varie leggende nere che forse sarebbe opportuno “demistificare” vi è il presunto “bagno di sangue” che avrebbe seguito la conquista crociata di Gerusalemme; o quella per cui l’Europa cristiana avrebbe sfruttato in senso coloniale la Terrasanta.   Ma, scrive Madden, “…Gli studiosi sostengono da tempo che le crociate non hanno avuto alcun effetto benefico sull’economia europea. Anzi, costituivano un massiccio prosciugamento di risorse…Sono stati i musulmani, in particolare quelli comandati dal sultano ottomano, a invadere l’Europa occidentale, creando una seria minaccia per la sopravvivenza di quanto restava della cristianità. Le crociate non fecero nulla per il degrado del mondo musulmano. Al contrario, vi sono prove a favore del declino dell’Occidente, costretto a organizzare costose spedizioni per difendersi da imperi islamici in dilagante espansione.” (pagg. 317-318). Del resto, dimostrazione di tutto ciò è che la storiografia di parte islamica ha sostanzialmente trascurato come irrilevante il fenomeno delle crociate, almeno sino a quando non è passata fra gli intellettuali orientali (ma solo agli inizi del XX secolo!) la “vulgata” illuminista e marxista auto-afflittiva di provenienza occidentale: “Quindi, non sono state le crociate a causare gli attentati dell’11 settembre, ma il loro ricordo artificiale costruito dalle moderne potenze coloniali, tramandato da nazionalisti arabi e fondamentalisti islamici. Questi hanno spogliato le spedizioni medievali di ogni aspetto storico, rivestendole con gli stracci dell’imperialismo ottocentesco. In quanto tali, esse sono divenute icone per obiettivi moderni che cristiani e musulmani medievali non avrebbero capito, tanto meno scusato.” (pag. 318).

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