MONS. MOKRZYCKI, ARCIVESCOVO DI LEOPOLI: “BLOCCARE LA MANO DELL’ AGGRESSORE”

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Mons. Mieczyslaw Mokrzycki (Foto ANSA)

L’arcivescovo latino di Leopoli, Mons. Mieczyslaw Mokrzycki, originario della Polonia, 61 anni compiuti lo scorso 29 marzo, è stato secondo segretario particolare di due Papi, prima di Giovanni Paolo II e poi di Benedetto XVI, fino a quando nel 2007 è diventato vescovo fra i 700mila abitanti della città di frontiera ucraina.

In un’intervista rilasciata ad Avvenire dello scorso 18 marzo 2022, ha affermato: «Abbiamo aperto le porte di tutto quanto avevamo a disposizione: dal polo pastorale diocesano al Seminario, dalle aule dell’istituto teologico al monastero delle suore benedettine inaugurato un anno fa. Persino la sede della nostra Conferenza episcopale è diventata un centro d’accoglienza». 

L’arcivescovo latino di Leopoli, Mieczyslaw Mokrzycki, ha un tono pacato. Sembra quasi voler trasmettere serenità – o, come dice lui, «speranza» – in mezzo a una guerra che «per ora non lascia intravedere sbocchi», sottolinea.

L’emergenza profughi ha fatto dell’ultima grande città dell’Ucraina a ottanta chilometri dalla Polonia l’approdo di chi fugge dalle bombe e dall’esercito russo. «Leopoli è stata risparmiata dagli attacchi – spiega –. Però ogni giornata è segnata dal suono delle sirene che ci avvertono dei potenziali pericoli. Certo, sono stati bombardati gli aeroporti di Lutsk e Ivano-Frankivsk». E poi è arrivato il raid russo nella base di addestramento a meno di quaranta chilometri.

«Ma ciò che marca il nostro quotidiano è la presenza degli sfollati da Est», afferma il presidente della Conferenza episcopale dei latini.

Giorno dopo giorno, Mokrzycki visita parrocchie, case religiose, strutture e punti Caritas per incontrare i rifugiati e coordinare la distribuzione dei generi di prima necessità. Mentre parla con Avvenire, cita gli ultimi tre Pontefici. Il primo è Francesco che (…) ha lanciato quasi un “grido” per denunciare il «massacro» in corso e che poi ha accolto l’invito dei vescovi ucraini di consacrare il Paese e la Russia alla Madonna. «Dall’inizio dell’invasione sentiamo il Papa al nostro fianco. Lo dimostrano i suoi continui e accorati appelli, il richiamo a tutta la Chiesa a pregare per l’Ucraina e poi lo straordinario gesto di voler consacrare due nazioni al Cuore Immacolato di Maria, Regina della pace, come chiesto dalla Vergine a Fatima. Inoltre ha voluto testimoniare la sua attenzione alla nostra gente attraverso l’invio degli aiuti umanitari e mandando qui il suo elemosiniere, il cardinale Konrad Krajewski, che è rimasto con noi per toccare con mano il nostro dolore».

Poi rivela il gesto del Papa emerito. «Ringrazio anche Benedetto XVI che mi ha scritto una lettera personale per capire quale sia la situazione e per assicurarci la sua vicinanza nella preghiera». 

Quindi ricorda Giovanni Paolo II. «Rammento ancora quando durante la guerra in Bosnia aveva ribadito la possibilità di bloccare anche con la forza la mano dell’aggressore. Adesso dico che questa via è lecita anche in Ucraina per fermare il nostro genocidio».

 

In un’altra più recente intervista, rilasciata all’ANSA, Mons. Mieczyslaw Mokrzycki ha detto che il conflitto in Ucraina è tutt’altro che limitato alla zona del Donbass.

Parlando dei missili caduti su Leopoli, che hanno interessato una centrale elettrica e alcuni punti della ferrovia, tanto che oggi a Leopoli non funzionano i passaggi a livello e i treni locali devono annunciarsi suonando prima dell’arrivo, l’arcivescovo ha detto: “I bombardamenti toccano anche qui, Leopoli, perché Putin ogni tanto fa questi segni, perché lui non soltanto vuole conquistare una parte dell’Ucraina, lui vuole conquistare tutto il Paese. Per questo fa questi bombardamenti in diverse parti dell’Ucraina”.
“E ci dispiace perché anche qui a Leopoli sta distruggendo importanti infrastrutture per le comunicazioni, per mantenere in vita la gente e per avere lavoro. Speriamo – ha detto il vescovo all’ANSA, nell’ambito della missione in Ucraina della fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre – che questa tragedia, che questa orribile guerra finisca presto”.

E continua riferendosi al Donbass o alla Crimea: “Non si può sacrificare una parte per sopravvivere. Voi dareste Milano o Udine pur di vivere? Ci vuole anche onore e dignità!”.

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