Notizie dall’estero 06 Marzo 2006

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Ben ritrovati a tutti gli ascoltatori con il nostro appuntamento sui fatti del mondo.
Questa settimana vogliamo iniziare segnalando la rivista di studi LIMES. LIMES è la principale rivista italiana di geopolitica, ed è indubbiamente uno strumento valido per chi vuole capire con maggiore profondità i grandi avvenimenti che si agitano sulla scena del mondo.
Quindi oggi iniziamo con Limes, con il numero che attualmente troviamo in edicola e che è tutto dedicato all’Europa, con un titolo quanto mai significativo, forse preoccupante per gli europeisti più accaniti: “L’Europa è un bluff“. Ovviamente all’interno della rivista tutta una serie di studi e di articoli danno conto di una simile affermazione, che sembra confortata anche dai recenti scontri economici fra Italia e Francia nella vicenda che ha avuto come protagonista l’ENEL e il suo fallito tentativo di accaparrarsi una delle due società francesi di energia elettrica.

Ecco, la scorsa settimana gli ascoltatori ricorderanno che abbiamo già affrontato tale vicenda. Ma il problema ovviamente non si limita all’Italia e alla Francia, anche se questo scontro ha riaperto in modo quasi ufficiale il dibattito fra liberisti da una parte e protezionisti dall’altro.
Diciamo che l’Europa unita è stata sempre una chimera, e già i padri fondatori se ne rendevano conto se è vero che uno di essi, Jean Monnet, diceva che “L’Europa non è mai esistita. Adesso si tratta di crearla davvero”. E’ un po’ insomma quello che accadeva dopo l’Unità d’Italia, quando i liberali risorgimentali e i massoni si accorsero che fatta l’Italia bisognava adesso fare gli Italiani, che evidentemente non c’erano.
Attualmente sono 25 i Paesi europei che aderiscono all’Unione Europea. E possiamo dire che ai problemi di fondo, quelli cioè che sempre ci sono stati, in questi ultimi anni si sono aggiunti quelli derivanti dall’allargamento ad Est dell’Europa.
Ben 10 sono stati i Paesi che dal 1° maggio 2004 si sono aggiunti ai 15 tradizionali. Significativo è stato l’allargamento ad Est, così mentre sino a qualche anno fa i confini orientali dell’Unione europea coincidevano con quelli della Germania Federale, oggi i confini orientali sono quelli della Polonia. Questo significa che oggi l’U.E. tocca direttamente Paesi dell’ex-Unione Sovietica come Ucraina e Bielorussia. Come ha scritto Barbara Spinelli sulla “Stampa” di domenica 5 marzo, ” Quel che era l’Est della Comunità Europea è diventato oggi centro; quel che era Ovest dell’Impero sovietico si è tramutato in Est dell’Unione“.
Dopo la vittoria del fronte laicista europeo, che ha intenzionalmente voluto escludere qualsiasi richiamo ai valori e alle comuni origini cristiane dell’Europa, il 29 maggio 2005 è arrivato il no dei Francesi al referendum sulla nuova carta costituzionale europea, a cui è seguito, nel giro di pochi giorni, il no degli Olandesi.
Ma, come la stessa Barbara Spinelli scrive sulla “Stampa“, un’altra divisione si è consumata nella comune casa europea. E’ quella che sulla guerra in Iraq ha visto contrapposto da una parte il blocco franco-tedesco, contrario all’intervento degli Stati Uniti contro Saddam, e dall’altra parte Paesi come la Polonia che invece hanno sostenuto senza condizioni la necessità di aiutare gli Americani nella lotta contro la dittatura del rais.
L’attuale paradosso allora qual è? E’ che per gli Stati Uniti oggi esiste un’altra Europa, fatta dalla Polonia, dai Paesi Baltici, dalla Romania, dalla Bulgaria, e, ancora più ad Est, dalla stessa Ucraina, che ancora però non fa parte dell’Unione Europea. Insomma una nuova Europa fatta da tutti i Paesi ex comunisti che guardano con fiducia e amicizia agli Stati Uniti, anche perchè non hanno dimenticato che in un passato troppo recente sono stati schiacciati fra Russia e Germania. L’amicizia fra gli Stati Uniti e i Paesi dell’Est europeo può insomma considerarsi una nuova risorsa a fronte dell’immobilismo di quella “Vecchia Europa”, burocratica e tecnocratica, che fa perno soprattutto sulle manie di grandezza della Francia.
Sempre nello stesso volume di Limes che abbiamo citato all’inizio di questo nostro appuntamento troviamo delineato “Il sogno di Putin”.
Di fronte ad un’Unione Europea dove, come ci dice lo stesso Limes, ognuno va per sè e nessuno per tutti, cerca di rinascere l’ideologia imperiale russa. A questo sembra che starebbe lavorando già da tempo Vladimir Putin, Presidente della Federazione russa. In fondo si tratta sempre dei vecchi apparati del KGB che continuano a comandare a Mosca. Certo, le condizioni sono completamente mutate: l’ideologia comunista non è più trionfante.
C’è da dire però che una transizione alla democrazia piena e al libero mercato sembra lontana da venire Oggi l’arma principale in mano a Putin è il gas naturale. Il gas costituisce una fonte energetica relativamente pulita e la Russia dispone quasi il 30 % delle riserve mondiali accertate. L’obiettivo di Putin allora qual è? L’obiettivo dichiarato è recuperare entro 10 anni il ruolo di grande potenza mondiale. Ruolo di grande potenza mondiale, come dice su Limes Margherita Paolini, su basi certamente meno effimere di quelle del vecchio impero sovietico. Insomma insieme al nucleare adesso lo sfruttamento del gas fa della Russia un colosso energetico, da cui l’Occidente potrebbe dipendere in maniera sempre più considerevole nel prossimo futuro. Il taglio delle forniture di gas all’Europa, verificatosi proprio in questo inverno, sarebbe insomma un primo assaggio della politica di potenza che Putin sogna di realizzare. In questo quadro neo-imperialista si comprende perchè la Russia abbia cercato di punire l’Ucraina, che con la sua rivoluzione arancione della fine del 2005 ha reclamato la sua voglia di assoluta indipendenza da Mosca e dai burocrati legati al vecchio KGB. Per questo motivo Putin va dicendo, senza però dare alcuna prova, che l’Ucraina avrebbe sottratto gas dai gasdotti che attraversano il suo territorio. Ancora una volta insomma l’Ucraina ha necessità di guardare con fiducia all’amicizia con gli Stati Uniti e altrettanta necessità ha l’Europa di aiutare le nuove democrazie dell’Est a raggiungere quanto prima la pienezza dello sviluppo democratico ed economico, contro ogni nostalgia del passato comunista.
Bene, con questa notizia chiudiamo la nostra finestra settimanale sul mondo, ringraziandovi per la cortese attenzione e dandovi appuntamento alla prossima volta. Grazie e a risentirci

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