SAN GIUSEPPE (L’Ora del Salento)

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sg5_tavola400.jpg In alcuni paesi del Salento il 19 marzo è ancora possibile vedere, sia pure a livello folcloristico, le “tavole di San Giuseppe“.
Si tratta, con poche varianti a secondo delle località e delle tradizioni, di grandi tavole imbandite in piazza, a volte con capienti calderoni, dove viene cucinata la “massa con i ceci”, detta anche “massa di San Giuseppe”: un particolare tipo di pasta larga fatta in casa, in parte fritta, e insaporita con il brodo di ceci.
Un piatto buono e nutriente che la tradizione riservava annualmente soprattutto ai poveri, quasi si trattasse di un doveroso debito da saldare nei confronti dei più bisognosi, in nome e per conto di San Giuseppe.
Ma ancora oggi, al di là del folclore, il ricordo di San Giuseppe ritorna dolcemente sulle nostre tavole ogni volta che addentiamo golosamente una zeppola naturalmente fritta!
Qualcuno storcerà il naso dinanzi a simili commistioni – forse teologicamente sconvenienti – fra devozione religiosa e arte culinaria. Ma tant’è Le nostre società contad ine di una volta, regolate dal suono delle campane più che dalle lancette dell’orologio, non avevano difficoltà ad armonizzare i grandi principi della fede con le piccole cose della vita di ogni giorno.
Così la devozione popolare, alla scuola dei più grandi maestri della spiritualità cattolica come S. Teresa Davila e San Francesco di Sales, ha da sempre avvertito l’importanza del ruolo di San Giuseppe, anche se di Lui parlano appena due Vangeli e se in essi neanche una parola gli viene direttamente attribuita.
Fu forse per tale scarso peso riservato dalle Scritture a San Giuseppe che i protestanti fin dall’inizio lo snobbarono, attribuendogli il ruolo di un normale sposo, tanto “normale” da ipotizzare l’arrivo di parecchi figli successivi a Gesù.
Non così per il magistero cattolico che, l’8 dicembre 1870 con Pio IX, proclamava San Giuseppe patrono della Chiesa universale.
San Pio X sostenne l’opera del Beato Luigi Guanella (1842-1915), tutta finalizzata a promuovere il culto a San Giuseppe, specialmente quale patrono dei moribondi.
Nel 1937 Pio XI nell’enciclica Divini Redemptoris, incentrata sulle ideologie del ?¢‚ǨÀú900, poneva “ sotto l’egida di San Giuseppe, grande protettore della Chiesa, la grande azione dei cattolici contro il comunismo ateo“.
Il 19 marzo 1961 Giovanni XXIII metteva il Concilio Vaticano II sotto la protezione di San Giuseppe. Non a caso Papa Roncalli condivideva l’antica e pia credenza secondo la quale sia San Giovanni Battista che San Giuseppe, già risorti in corpo ed anima, sarebbero entrati con il Signore Gesù in paradiso già al momento dell’Ascensione.
In tutti i momenti particolarmente difficili la Chiesa non ha avuto difficoltà a mettersi sotto il “manto” di San Giuseppe, “custode” della Sacra Famiglia.
Oggi, mentre è in corso una minaccia planetaria contro la famiglia, così come in conclusione della XVIII Settimana della Fede ci ha ricordato S.E. il Cardinale Alfonso Lopez Trujillo, vale la pena di rivolgersi a Lui con rinnovata fiducia.

Preghiera a San Giuseppe
A te, o beato Giuseppe, ricorriamo nella nostra tribolazione, e invochiamo fiduciosi il tuo patrocinio, insieme con quello della Vergine tua sposa.
Per quel santo amore che ti unì a Maria, Madre di Dio, e per la custodia paterna di Gesù fanciullo, guarda benigno il popolo che Cristo acquistò col suo sangue; con il tuo aiuto soccorri ai nostri bisogni.
Custode della Sacra famiglia, proteggi la Chiesa di Gesù Cristo, preservaci dagli errori e dai vizi che turbano il mondo, e assistici propizio nella lotta contro il potere delle tenebre.
Aiutaci a vivere virtuosamente, a morire nella pace con Dio, a raggiungere l’ eterna beatitudine in cielo. Amen.

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