Notizie dall’estero 20 Marzo 2006

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slobodan-milosevic-1.jpg Ben ritrovati a tutti gli ascoltatori con il nostro appuntamento settimanale sui fatti del mondo.
Iniziamo il nostro notiziario di approfondimento con la geopolitica, riportando la notizia dei funerali di Milosevic, che non hanno fatto registrare quel grande afflusso di masse slave che qualcuno pure si attendeva: solo poche centinaia di nostalgici hanno partecipato a Belgrado ai funerali dell’ex premier socialista della Jugoslavia. Proprio a Belgrado era stato arrestato il 1° aprile 2001 per crimini conto l’umanità.
Slobo Milosevic è morto per infarto nella cella del Tribunale Penale Internazionale dell’Aja, in Olanda, dove era detenuto su ordine delle Nazioni Unite in attesa di essere giudicato per aver ordinato l’uccisione sistematica di intere popolazioni, specialmente nel Kosovo, per aver permesso la violenza dei miliziani serbi sulle donne bosniache e croate, per aver ordinato la deportazione di migliaia di persone.
Una notizia più importante proviene sempre dall’Europa dell’Est, e riguarda le elezioni-farsa che si sono tenute domenica in Bielorussia, dove comanda ancora il dittatore comunista Lukashenko.
Mentre in Ucraina dopo la rivoluzione arancione del dicembre 2004 si è affermato un sistema elettorale effettivamente democratico, in Bielorussia non sono state avviate le vaste riforme democratiche che la gente si attendeva e il dittatore Lukashenko si dichiara sottomesso alle direttive del Presidente russo Putin.
E passiamo ora alla vicenda che proprio in questi giorni tiene banco al palazzo di Vetro di New York, dove il Consiglio di Sicurezza dell’ONU è chiamato ad esprimersi sul braccio di ferro tra l’Iran e l’Agenzia Atomica Internazionale.
I fatti sono noti. E’ almeno dal 2003 che l’Agenzia atomica, l’AIEA, che è un organismo delle Nazioni Unite, ha rilevato un’attività irregolare da parte dell’ Iran degli ayatollah nel campo della ricerca nucleare. In particolare negli ultimi anni il governo di Teheran ha accelerato l’accumulo di scorte di esafloruro di uranio e l’acquisto di macchinari ad elevata tecnologia – le c.d. centrifughe – per la produzione di uranio arricchito. Secondo gli scienziati e gli ispettori internazionali dell’Agenzia atomica la quantità di uranio arricchito che l’Iran potrebbe avere a disposizione ormai non è più conciliabile con scopi di pura ricerca, ai fini della produzione di energia nucleare a fini civili, come pure si affannano a dichiarare gli ayatollah di Teheran.
Con l’uranio arricchito a disposizione e con i nuovi progetti, pure essi oramai chiaramente individuati, relativi alla costruzione di missili a lunga gittata intercontinentali, l’Iran in breve tempo potrebbe essere in grado di lanciare ordigni nucleari non solo contro Israele, il nemico di sempre, ma perfino contro il sud dell’Europa e contro i Paesi del Mediterraneo.
E così su Repubblica di giovedì 9 marzo, a pagina 12, leggiamo: “L’Iran denunciato all’O.N.U. L’AIEA vota: il caso-nucleare al Consiglio di sicurezza“.
E nel corpo dell’articolo l’inviato di Repubblica, Daniele Mastrogiacomo, riporta le dichiarazioni del delegato statunitense presso l’Aiea, Gregory Sculte, che fra le altre cose ha affermato: ” Gli Iraniani giurano di voler usare il nucleare solo per scopi pacifici e di ricerca. Vogliamo credergli. Ma perchè allora insistono nei loro sforzi per mettere a punto il sistema delle centrifughe? Questa è la base per sviluppare l’arricchimento dell’uranio e arrivare a costruire ordigni atomici“.
Sempre Repubblica, di venerdì 10 marzo, riprende le dichiarazioni dell’ayatollah Alì Khamenei, che è la guida spirituale della Repubblica islamica, il quale afferma che “l’Iran è forte ed invincibile e che non si piegherà alla pressione e alla prepotenza delle potenze straniere“.
Adesso quindi vedremo che cosa accadrà, perchè mentre in questi giorni a New York si sta discutendo della faccenda al Consiglio di Sicurezza, intanto la stampa dà notizia di trattative comunque avviate fra Teheran e gli Stati Uniti.
Dalla “Stampa” di sabato 18 marzo leggiamo, in un articolo di Maurizio Molinari a pagina 10: “L’Iraq nei colloqui tra USA e Iran. La rabbia dei Sunniti” Che cosa sta accadendo? Beh, la notizia è stata ripresa anche da altri quotidiani Pare che siccome al Consiglio di Sicurezza dell’ONU la Cina e la Russia premono per una soluzione diplomatica per la questione nucleare iraniana, gli USA potrebbero cedere sull’energia atomica, rinunciando sia ai ventilati attacchi aerei contro le basi nucleari iraniane sia all’applicazione di sanzioni economiche, in cambio di un impegno di Teheran presso gli Sciiti iracheni, per giungere alla formazione di uno stabile governo in Iraq. Quello che oramai l’Amministrazione Bush teme sempre di più è infatti che dopo le elezioni di tre mesi fa, che pure hanno consentito l’elezione del 1° libero parlamento iracheno, adesso il Paese stritolato in una morsa di violenza senza precedenti scivoli sempre più verso la guerra civile, fra Sciiti e Sunniti. Da non dimenticare poi la minoranza cristiana, che ha eletto 3 deputati al Parlamento, ma che socialmente è la comunità più indifesa, e come tale subisce ogni giorno violenze, soprattutto attacchi alle chiese e rapimenti.
E intanto lo scorso 19 marzo ricorreva il terzo anniversario dell’inizio della guerra in Iraq.
Dunque un atteggiamento più morbido degli Stati Uniti nei confronti della questione dell’energia nucleare iraniana potrebbe essere compensato da un autorevole intervento degli Sciiti iraniani nei confronti degli Sciiti iracheni.
Ma la cosa più importante sarebbe che l’Iran, in base a questi accordi, ancora del tutto eventuali, potrebbe cessare di far passare dalle proprie frontiere terroristi e materiale esplosivo che viene poi utilizzato dai terroristi a Baghdad e nelle altre città dell’Iraq.
E’ noto infatti che gli Stati Uniti ritengono Teheran e la Siria responsabili di fomentare il terrorismo in Iraq.
Nei giorni scorsi tutta la stampa ha riportato le dichiarazioni del Presidente George Bush, che ha invitato tanto l’Iran quanto la Siria a far cessare le proprie ingerenze nelle vicende interne dell’Iraq. E’ da tempo che gli Sciiti iraniani cercano di sobillare i più moderati Sciiti irakeni, anche tramite l’invio di propri agitatori e kamikaze pronti alle più spettacolari azioni terroristiche. “Basta con le ingerenze – ha detto Bush – chiediamo ai vicini dell’Iraq di lasciare che gli Irakeni sviluppino la loro democrazia“.
E’ certo che Teheran qualche concessione dovrà pur farla, se non vuole imboccare una strada difficile per tutti.
Anche per gli Stati Uniti la strada comunque non è facile; tanto più che l’Iran, come abbiamo detto, vanta dei rapporti privilegiati con la Cina e con la Russia.
La seconda strada che gli Stati Uniti potrebbero allora tentare, se le trattative dirette con l’Iran non dovessero andare per il verso giusto, è quella di convincere la Russia a tollerare la mano pesante nei confronti di Teheran.
Su Repubblica di venerdì 10 marzo leggiamo in un pezzo dal corrispondente da Mosca, Gianpaolo Visetti, che per ottenere l’appoggio russo ad un’eventuale politica di sanzioni contro l’Iran, gli Stati Uniti sarebbero pronti a fare diverse ed importanti concessioni al Presidente Putin. In primo luogo l’accelerazione delle pratiche relative all’ingresso della Russia nel WTO, l’ Organizzazione Mondiale del Commercio.
Gravissime però, secondo noi, sarebbero le altre concessioni previste. Leggiamo da Repubblica: “Se Mosca non punterà i piedi sull’Iran, Washington si distrarrà sull’arretramento della democrazia in Russia, sulla violazione dei diritti umani nella guerra cecena, sulla voglia di imperialismo energetico del Cremino e sulla sua campagna per riacquistare influenza sulle ex repubbliche sovietiche“.
Ecco, fin qui l’articolo di Visetti su Repubblica.
Ci auguriamo davvero che gli Stati Uniti non scendano a compromessi sul terreno della democrazia e dei diritti civili nei Paesi dell’Est europeo, perchè se è reale la minaccia nucleare iraniana – per cui Bush chiede sostegno ai Russi – dall’altra parte è impensabile disperdere i frutti del 1989 e del 1991 nei Paesi dell’Est.
Già nella scorsa puntata, come forse i radioascoltatori ricorderanno, abbiamo visto come al momento i Paesi ex comunisti dell’Est europeo sono fra gli amici più fidati degli Stati Uniti.
Insomma sono diversi ed ancora aperti gli scenari politici innescati dalle pretese nucleari dell’Iran. I prossimi giorni potrebbero essere decisivi.
Bene, con questa notizia chiudiamo la nostra finestra settimanale sul mondo, ringraziandovi per la cortese attenzione e dandovi appuntamento alla prossima volta. Grazie e a risentirci

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