ORDINE DEL PD-SOVIET AI SUOI SINDACI: NON APPLICATE LA LEGGE

712

E’ stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 3 dicembre 2018, n. 281 il cosiddetto “Decreto Sicurezza”, che tanto sta facendo discutere in questi giorni. Il testo reca «Disposizioni urgenti in materia di protezione internazionale e immigrazione, sicurezza pubblica, nonché misure per la funzionalità del Ministero dell’interno e l’organizzazione e il funzionamento dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata».

Dunque non solo di immigrazione si tratta, ma anche, per esempio, di lotta alla mafia, che oggi, tutti presi dallo slancio buonista, sembra non interessare più a nessuno….

Insomma il testo è lungo e dettagliato e non riguarda solo l’immigrazione, tema sul quale si è concentrata quasi esclusivamente l’attenzione da parte dei media. In totale sono 40 gli articoli che formano il testo. I problemi affrontati riguardano la lotta contro il terrorismo, la sicurezza, l’accattonaggio, le occupazioni abusive di stabili e un miglioramento della capacità operativa delle forze di polizia.

Per quanto riguarda l’immigrazione, il decreto Salvini ha solo cercato di razionalizzare (tipizzare) quanto avveniva precedentemente, intervenendo soltanto nel campo della “protezione umanitaria”, lasciando invariate le procedure precedenti. Queste ultime sono due:

1) quella relativa allo status di rifugiato politico previsto dalla Convenzione di Ginevra (1951), cioè di coloro che sono perseguitati nei Paesi d’origine, e  2) la “protezione sussidiaria”, che è lo status, al pari di quello di rifugiato, che viene riconosciuto dalla Commissione territoriale competente qualora il richiedente non possa dimostrare una persecuzione personale ai sensi della Convenzione di Ginevra, ma si ritiene che rischi di subire un danno grave (condanna a morte, tortura, minaccia alla vita in caso di guerra interna o internazionale) nel caso di rientro nel proprio paese.

A proposito della protezione umanitaria il decreto Salvini elimina la discrezionalità/arbitrio di una previsione generica, introducendo una tipizzazione dei casi di tutela, con indicazione di specifici requisiti per i soggetti richiedenti: può ottenere il permesso di soggiorno a titolo di protezione internazionale chi sia gravemente ammalato, o provenga da paesi che hanno subito gravi calamità, oppure chi ha compiuto gesti importanti dal punto di vista civile in Italia o chi è stato vittima di soprusi di vario genere (vittima di tratta, di sfruttamento nel lavoro, di prostituzione).

Si tratta dunque di una razionalizzazione e non di una restrizione.

Quanto all’articolo 13 del Decreto Sicurezza, esso stabilisce che il permesso di soggiorno rilasciato al richiedente asilo costituisce sì un documento di riconoscimento, ma non basterà più per iscriversi all’anagrafe e quindi avere la residenza. Un provvedimento dunque coerente con lo status specifico del richiedente asilo, che non può – automaticamente in quanto tale – essere considerato alla stregua di un residente! I servizi essenziali gli saranno comunque garantiti in relazione al domicilio.

Ma tant’è. I diktat del PD sono precisi: far naufragare il tentativo del Governo di razionalizzare la materia dell’immigrazione incontrollata.

 

 

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui