E’ stato pubblicato il Rapporto della Fondazione di Diritto Pontificio Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) – “Ascolta le sue grida. Rapimenti, conversioni forzate e violenze sessuali ai danni di donne e bambine cristiane” –.
Tale documento – pubblicato nello scorso mese di novembre 2021 – viene a confermare in maniera lampante quanto denunciato dalle tante realtà che si battono in difesa dei cristiani perseguitati.
Scrive, per esempio, Maira Shahbaz, una giovane donna cristiana pachistana, nella prefazione del Rapporto di ACS:
– “Sono stata torturata e violentata. I miei aguzzini hanno filmato le sevizie che mi hanno inferto e mi hanno ricattata, minacciando di diffondere il video.
“Sono quindi stata costretta a firmare un documento in cui dichiaravo di essermi convertita e di aver sposato il mio rapitore. Se avessi rifiutato di farlo, avrebbero ucciso i miei familiari”.
Il Rapporto di ACS si basa su fonti selezionate ed è scaturito dopo le numerose segnalazioni dalle Chiese locali e da altri riferimenti di fiducia: centinaia di denunce riguardanti bambine, ragazze e giovani donne appartenenti a famiglie cristiane costrette alla schiavitù sessuale e alla conversione religiosa, spesso dietro minaccia di morte
Il Rapporto esamina sei nazioni: Egitto, Iraq, Mozambico, Nigeria, Pakistan e Siria ed emerge principalmente che:
1) tra tutti gli appartenenti alle minoranze religiose, le ragazze e le giovani donne cristiane sono tra le più esposte agli attacchi;
2) la minaccia di ritorsione da parte di rapitori e complici; la resistenza da parte di tribunali e forze di polizia a seguire i casi sono fattori che spiegano la difficoltà di indagare il fenomeno;
3) il movente dei perpetratori in molti casi è limitare la crescita, e a volte la sopravvivenza stessa, del gruppo religioso delle vittime. Nel caso concreto, il Cristianesimo, visto che le donne cristiane sono le più colpite.
Secondo ACS, il Rapporto “Ascolta le sue grida. Rapimenti, conversioni forzate e violenze sessuali ai danni di donne e bambine cristiane” si propone come uno strumento operativo per sollecitare interventi da parti della politica, della gerarchia ecclesiastica, dei giornalisti e ricercatori.
E per confermare quanto denunciato dal Rapporto di ACS, secondo quanto ha denunciato UcaNews – l’agenzia cattolica di notizie – circa 1.000 donne appartenenti a minoranze religiose vengono convertite e sposate con la forza ogni anno in Pakistan.
Si ritiene che la maggior parte dei 2,6 milioni di cristiani del Pakistan provenga dalle caste considerate inferiori e sia impegnata in lavori umili come addetti alle pulizie, braccianti agricoli e operai delle fornaci di mattoni. Per questa ragione, una minoranza facilmente ignorata dall’amministrazione.
Comunque qualcosa si muove: in un comunicato stampa rilasciato la scorsa settimana, il segretario di Stato americano Antony Blinken ha imputato il Pakistan fra i paesi che “commettono o tollerano violazioni sistematiche, continue ed eclatanti della libertà religiosa”. (UcaNews)
The Christian Post – l’agenzia di notizie online con sede a Washington – denuncia un altro caso di violenza contro una ragazza cristiana di 12 anni, presumibilmente tenuta prigioniera da un uomo musulmano in Pakistan. La famiglia teme che adesso la ragazza sia costretta a sposarlo secondo il rito islamico.
Sempre secondo The Cristian Post, già un rapporto del 2014 ha stimato che ogni anno centinaia di donne e ragazze delle comunità indù e cristiane del Pakistan vengono rapite, sposate con la forza e convertite all’Islam.
“Molte vittime sono minorenni sottratti alle loro famiglie, aggrediti sessualmente, sposati con un aggressore e tenuti in cattività giustificati da documenti falsificati di matrimonio e conversione” , accusa il Movement for Solidarity and Peace in Pakistan:
“Violenza, minacce e tattiche di adescamento vengono utilizzate per costringere le vittime a rilasciare dichiarazioni in tribunale a sostegno dei loro rapitori”.
A settembre, un tribunale della provincia del Punjab ha rifiutato di restituire ai suoi genitori una ragazza cristiana di 14 anni, che sarebbe stata rapita, costretta a sposarsi e a convertirsi all’Islam, “stabilendo che la capacità mentale dà più peso dell’età nei casi di conversione dei bambini”. (The Christian Post)
Nel frattempo, riporta Asia News – l’agenzia del Pontificio Istituto Missione Estere – che nel Pakistan aumentano le proteste contro la Commissione parlamentare per la protezione delle minoranze, che di recente ha respinto una legge sulle conversioni forzate, che sarebbe in grado di tutelare gli interessi dei cristiani nel paese.
Una protesta si è tenuta il 13 novembre scorso alla quale hanno partecipato diverse figure politiche e religiose, tra cui il vescovo emerito Mano Rumal Shah, il vescovo Majeed Ashiq Naz, e rappresentanti di varie organizzazioni della società civile:
“Le comunità delle minoranze religiose sono profondamente rattristate e deluse per il rifiuto della legge sulla proibizione delle conversioni forzate, dimostrando ancora una volta che le urla e le grida di queste comunità vengono ignorate“, ha detto il presidente delle proteste, Samson Salamat, rivolgendosi ai manifestanti che si sono radunati in maniera pacifica.
“Ci siamo riuniti per attirare l’attenzione del Parlamento e delle autorità competenti: elementi criminali continuano a operare impunemente, compiendo stupri, rapimenti e matrimoni forzati di ragazze. C’è un bisogno urgente di fermare questa grave violazione dei diritti umani con una legislazione adeguata e meccanismi di attuazione concreti prima che sia troppo tardi”, ha concluso Salamat. (Asia News).