PENSIERO PER L’AVVENTO

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Avvento_8676Riportiamo di seguito una sintesi del pensiero per l’Avvento di S.E. Rev. ma Mons. Fernando Filograna, Vescovo di Nardò e Gallipoli: “E’ necessario vivere il tempo di Avvento come facevano le prime comunità cristiane. Le caratterizzavano due elementi essenziali: il senso di appartenenza e la gioia del legame a Dio. Noi apparteniamo all’ Ordine, alla parrocchia…ma quanto apparteniamo al Signore? Davvero desideriamo il Signore?  Nelle difficoltà della vita Lo preghiamo, Lo invochiamo, chiediamo il Suo soccorso, ma non Lo sentiamo  e non abbiamo la coscienza del peccato  per la mancanza di coerenza di vita; desideriamo sentir parlare bene di noi sulla terra, ma non ci prefiguriamo  l’aldilà ed il rischio dell’inferno.
La cultura del nostro tempo attutisce in noi il “bisogno di Dio”; ci creiamo accomodamenti  ed appagamenti  spirituali  che nascondono il vuoto dentro di noi e non abbiamo più “nostalgia di Dio”, che l’Avvento dovrebbe farci riscoprire, mentre “Dio ha nostalgia di noi”.  Dovremmo percepire il senso di vuoto dello spirito.
L’ Avvento è il tempo speciale che ci è concesso  per sanare anche  le ferite sociali e per recuperare  la gioia e la consolazione che solo Dio può dare.
Va rimossa la nostra  mediocrità spirituale che ci porta a considerarci degli arrivati. Anche la crisi che viviamo è il tempo per riscoprire i valori che abbiamo smarrito: dobbiamo cercare le ferite profonde per poi sentire tutta la forza del Signore che viene e che guarisce.
L’Avvento è allora il tempo per cercare l’essenziale.
Quanti al termine di una giornata fanno l’esame di coscienza per verificare gli obiettivi raggiunti o non raggiunti a livello professionale, lavorativo, familiare…ma non ci sfiorano gli obiettivi spirituali perché ci chiudiamo dietro l’espressione “io sono fatto così”.
Proprio il secolarismo imperante ha attutito il senso di colpa, ha inasprito la critica verso gli altri, senza serenità, senza ottimismo, senza frutti di conversione a livello personale, non diamo “una mano al Signore”, non chiediamo al Signore di “accorciare” la crisi con spirito di apostolato personale, con animo sacerdotale ed  abbiamo perduto il “senso di appartenenza” che avevano i primi cristiani, forti, decisi, vibranti anche nella persecuzione e nel martirio,
Abbiamo “strutture” (feste padronali, processioni, presepi…), aspetti di un’ appartenenza puramente esteriore, di tradizione, quasi di folklore,  che non rientrano nella morale del cristiano il quale deve fare la scelta primaria, la scelta di Gesù, la scelta che armonizza tutta la nostra vita.
L’appartenenza all’Ordine è  una vocazione, una chiamata per vivere e testimoniare meglio il Vangelo, una responsabilità, un sentirsi protagonisti nell’opera di salvezza attraverso una fede operativa non coreografica: ecco la gioia dell’incontro con Gesù Eucarestia, l’attrazione verso il Tabernacolo perché il Signore “ha nostalgia di noi”.”.

 

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