PERCHE’ ALL’UDC NON INTERESSANO I PRINCIPI NON NEGOZIABILI (di Marco Invernizzi)

810
Vendola e Casini

A proposito di quanto accaduto durante questa estate, vorrei attirare l’attenzione sul fatto che l’Udc, il partito di Pierferdinando Casini, ha deciso di sostenere nelle elezioni siciliane di ottobre il candidato gay della sinistra, Rosario Crocetta, il primo sindaco dichiaratamente omosessuale d’Italia, parlamentare del Pd dopo una storia politica che lo ha visto affacciarsi in quasi tutti gli spezzoni della sinistra, dai comunisti del Pci, dove ha cominciato, a quelli di Rifondazione, per arrivare poi ai Verdi.

Di per sé questa non sarebbe una grande novità, questo partito avendoci abituato a posizioni ben più gravi, come quella assunta in Piemonte nelle scorse elezioni regionali, dove il partito che si vorrebbe ispirare alla dottrina sociale della Chiesa ha scelto di non sostenere il candidato che aveva firmato un Patto per la vita con i movimenti pro-life della regione. D’altra parte questa attitudine a compromessi gravi sui principi, e spesso inutili e perdenti, viene dalla lunga storia del partito d’ispirazione cristiana, la Dc, dal quale l’Udc nasce e dove ha imparato a fare politica il suo segretario.

Quello che vorrei proporvi in questa sede è proprio una riflessione sulla natura ideologica di questa attitudine compromissoria, che è purtroppo presente in tanti campi oltre a quello politico, che si autogiustifica in nome del realismo e invece nasce proprio dal disprezzo della realtà.

I compromessi, in politica ma anche in altri ambiti della vita pubblica, possono essere necessari per contribuire alla costruzione del bene comune, quando la società è composta da diverse famiglie ideologiche che hanno contrapposte concezioni della vita e della stessa politica. Ma vanno denunciati per quello che sono, appunto dei compromessi che impediscono il perseguimento di “tutto” il bene per garantirne una parte alla comunità che si intende governare. Chi vuole impegnarsi in politica non può farne a meno, perché se intende candidarsi al governo deve scegliere con chi allearsi per governare. Nel compiere questa scelta, però, deve tenere presente che la possibilità di vincere non può andare contro il sostegno dei cosiddetti principi non negoziabili: vita, famiglia e libertà di educazione. Concretamente, una forza politica che si ispira alla dottrina sociale della Chiesa e vuole candidarsi al governo di una regione, o di una nazione, deve scegliere le proprie alleanze per cercare di vincere, ma deve farlo tenendo conto dei principi non negoziabili. Altrimenti offende la stessa dottrina sociale cui afferma di ispirarsi.

Ora è evidente, tornando alle elezioni siciliane, che l’Udc non ha nessun valido motivo per scegliere le forze politiche più avverse ai principi non negoziabili che oltretutto presentano un candidato dichiaratamente gay, che è cosa ben diversa dall’essere omosessuale nella vita privata.

Ora, queste scelte non avvengono per caso. Probabilmente preludono a uno scenario che si potrebbe concretizzare dopo le prossime elezioni politiche nazionali. Uno scenario che potrebbe prevedere un accordo di legislatura fra la sinistra e l’Udc e che affinché possa essere fatto digerire al mondo cattolico avrebbe bisogno di un compromesso sulle questioni morali in sospeso: una legalizzazione delle coppie di fatto, etero e gay, anzitutto. E il compromesso potrebbe realizzarsi appunto con una legalizzazione parziale, “moderata”, light, che permetterebbe alla sinistra di indossare una vittoria “ragionevole”, che tenga conto che siamo in Italia, la nazione del Papa, e all’Udc, e al mondo cattolico che sosterrà questo partito, di sostenere di avere fatto il possibile e di avere così evitato una legislazione peggiore.

Ora, questi sono i compromessi che non si possono fare, soprattutto prima di aver denunciato la posta in gioco, di avere affermato che le coppie di fatto, proprio perché di fatto, non abbisognano di alcun riconoscimento oltre al riconoscimento dei diritti personali.

È evidente che siamo di fronte a un tentativo di accelerazione da parte della sinistra sulle questioni etiche che in Italia non sono ancora state legalizzate, come in gran parte dei Paesi europei, grazie alla lunga resistenza negli ultimi vent’anni, dei governi di centro-destra e del mondo cattolico. Lo si può vedere anche guardando ciò che accade al Comune di Milano, dove in poche settimane sono stati approvati il registro delle coppie di fatto e annunciato quello relativo al cosiddetto testamento biologico, inserito nella Carta dei diritti del malato.

In una situazione del genere bisognerebbe anzitutto denunciare il progetto di destabilizzazione dell’unico autentico modello di famiglia e di messa in discussione della sacralità della vita, dal concepimento alla morte naturale. Invece si prepara la strada a una serie di compromessi assolutamente ideologici, cioè fuori dalla realtà.

1 commento

  1. Per una volta Casini si dimostra coerente nella incoerenza tutta democristiana, ed ancora oggi paghiamo in termini di debito pubblico ed occupazione le malefatte del suo partito, che avrà garantito benessere ma di breve periodo. La sanzione l’avrà presto dagli elettori..
    Un tempo però c’erano tanti politici formati che conoscevano il loro mestiere, ora solo tanti casini

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui