PERSECUZIONE DI CRISTIANI: ANNO NUOVO, INTOLLERANZA ANTICA

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MALAYSIA_(F)_0715_-_Arresti_e_vicenda_Al-IslamIn Italia si ha un gran parlare – talora a ragione – di intolleranza.

Ma si fa finta di non vedere – in pieno 2010 – le persecuzioni cruente che colpiscono tanti nostri fratelli nella fede nei Paesi in cui essi sono minoranza religiosa.

Parafrasando il titolo del recente libro della scrittrice Bat Ye’or (“Il declino della cristianità sotto l’Islam. Dal Jihad alla dhimmitudine”, Lindau, 2009, Torino), possiamo dire che anche nell’anno nuovo continua il declino della cristianità sotto l’Islam. Per il medio lettore cattolico italiano non ci vuole molto ad accorgersene: basta sfogliare – anche di tanto in tanto – il quotidiano “Avvenire”.

Il giornale dei vescovi italiani è molto attento nel riportare le notizie di cristiani oggetto di persecuzione nei Paesi a maggioranza musulmana. C’eravamo lasciati alle spalle un 2009 caratterizzato dal sangue cristiano versato in Pakistan e in Iraq; ed ecco che nemmeno è iniziato il 2010 che già è giunta l’eco – triste – delle violenze in Malaysia e in Egitto. Eppure si tratta di Paesi normalmente considerati “moderati”.

In Egitto a fare le spese del fondamentalismo musulmano sono stati, come al solito, i Copti, che così non hanno potuto celebrare in pace il loro Natale. La notte del 7 gennaio scorso nella località di Nag Hamadi, nell’Alto Egitto, al termine della messa di mezzanotte, otto ortodossi copti sono stati uccisi in un agguato effettuato nei pressi della chiesa della Vergine Maria. Altri sono rimasti gravemente feriti.  

Il vescovo cattolico di Luxor-Tebe dei Copti, Youhannes Zakaria, ha riferito all’agenzia Fides che: “…questo attacco nel giorno del Natale ortodosso non è venuto a caso: vi è un disegno evidente di trasformare i giorni di festa cristiani in giorni del dolore.” (L’Osservatore Romano, sabato 9 gennaio 2010, pag. 7).

In Malaysia una sentenza del 31 dicembre 2009 della Corte costituzionale ha dato il via ad una serie di attacchi contro le chiese. La sentenza contestata aveva accolto il ricorso del settimanale cattolico “The Herald”, che lamentava il divieto imposto ai non musulmani di utilizzare il termine “Allah” per indicare Dio. Ben tredici organizzazioni non governative islamiche si sono sollevate contro la sentenza e lo stesso governo di Kuala Lumpur ha chiesto la sospensione della sua esecutività in attesa dell’appello. Nel frattempo in un’escalation di violenza undici chiese malesi (cfr.: Avvenire, 17.01.2010, pag. 25) sono state prese di mira da gruppi di estremisti musulmani, anche con lancio di bombe molotov. Il problema è che nella lingua malese non c’è altro termine per indicare Dio e del resto la parola “Allah” è antecedente alla nascita dell’Islam, perché il suo uso è attestato nella poesia pre-islamica anche da autori cristiani. Dunque non si comprende perché ai cristiani malesi debba essere precluso il diritto di esprimersi con il termine “Allah” per indicare Dio. Da ultimo, come riferisce Virginia Volpe sul sito di Radio Vaticana, si registrano violenze contro i cristiani anche in Algeria, dove sono stati presi di mira i locali della chiesa protestante “Tafat” nella cittadina di Tizi Ouzou, capoluogo della Cabilia. Nella regione berbera è presente una delle più importanti comunità protestanti dell’Algeria composta da circa un migliaio di fedeli.

2010: niente di nuovo, purtroppo, sotto l’Islam.

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