Nel numero 12 del 2023 di Limes si plana fra le pieghe e le piaghe della Svizzera, nel bene e nel male, mettendo in evidenza le mille sfaccettature e le molteplici sfumature di un Paese che ha la sua caratterizzazione e le sue peculiarità nel contesto mondiale ed europeo.
Come sempre la Geopolitica va ad indagare lo spirito ereditario di un popolo, le forme e la sostanza di un territorio, il puzzle composito che ha marcato e determinato la vita di uno Stato.
Nel primo paragrafo della rivista di Geopolitica emerge la voglia di intrecciare la situazione svizzera con quella comunitaria e continentale; un’autocoscienza che nasce dall’originalità del caso preso in esame, dalla differenza nel mantenere la propria indipendenza ed il proprio status (concetto che viene espresso con la parola tedesca “Sonderfall”), dalla capacità di tutelare l’isolamento dal resto del Continente e del Pianeta. Il termine tedesco si riferisce proprio all’abilità di determinare questa particolarità cardine della tradizione svizzera.
Non manca – alla stessa maniera – l’intenzione conscia od inconscia, lontana dal dar vita a ambigui ossimori, di riconnettersi ad intermittenza con tutta la storia europea.
Sicuramente la Svizzera è legata alla tradizione continentale per quel che riguarda i flussi migratori di forza lavoro e per l’intreccio di relazioni fra il Paese e l’economia mondiale in ambito commerciale, soprattutto nel diciannovesimo secolo con l’industrializzazione e la rivoluzione dei trasporti.
La rivista alterna analisi approfondite in ottica storica e storiografica, e va dentro alla mentalità elvetica attraverso le interviste di Lucio Caracciolo e Fabrizio Maronta a Marco Solari, già direttore dell’Ente ticinese per il turismo e presidente del Locarno film festival. Si parla così della sua Svizzera: fra ideali e pragmatismo, con un equilibrio instabile e dinamico, prima cifra del piccolo contesto politico-territoriale, con una popolazione di appena 9 milioni di cittadini.
Dunque la composizione di differenze all’eccesso diviene contraddizione che, però, tende e punta alla riconciliazione. Ogni ambito della vita quotidiana, che sia culturale, sportivo, sociale, pragmatico o ispirato alla bellezza delle montagne è influenzato dal genere umano svizzero, sempre oscillante fra l’affascinante indipendenza e il sogno moderato di riconnettersi ed aprirsi al pianeta circostante.
Si percepisce quanto la Svizzera abbia incentrato la sua paradossale e piacevole identità sull’economia e sullo Stato di diritto, dimostrando caparbietà e duttilità nello sfoderare varie abilità in numerosi campi, dall’agricoltura valligiana alla finanza internazionale.
Passando al Foglio dello scorso 3 gennaio 2024, il direttore Claudio Cerasa fa una chiacchierata con Hannah Ritchie, la scienziata che ha scritto un libro fuori dagli schemi contro l’ambientalismo apocalittico. La scienza, ci fa capire l’addetta ai lavori, ha il dovere di sfruttare con razionalità ed efficacia gli strumenti del presente e della modernità, diffondendo ottimismo, sempre temperato da un misurato realismo.
Le apocalissi e le previsioni nefaste invece non fanno altro che produrre uno spirito che genera frustrazione e un comodo adagiarsi sulle lamentele, quelle sterili…
Infine una scheggia di economia internazionale: ci informa il Sole 24Ore che la Cina con un export di 4,9 milioni di autoveicoli ha superato perfino il Giappone; inoltre le vetture cinesi hanno preso il posto di quelle europee nel mercato russo.
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