SABBIA (recensione a cura di David Taglieri)

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Oggi in virtù di un politicamente corretto si parla sempre più inglese, devastando l’italiano che è la nostra lingua madre; oppure si coniano dei neologismi istituzionali poco comprensibili che piacciono a chi li utilizza a sproposito.

Lo stesso attuale (ahi noi!) premier tenta di esprimersi sempre in inglese, perché dice quello è il futuro, rinnegando le origini e prostrandosi ai vari europei di turno. Poi capita di scoprire, in questi tempi duri, Autori di grande semplicità e passione in grado di trasmetterci Valori con parole genuine, lontane dai salotti professorali.

Romano Battaglia ci guarda dall’al di là; è venuto a mancare questa estate, colmando il vuoto che ci ha lasciato con le perle preziose dei suoi libri.

Inviato speciale Rai ed editorialista della “Nazione”, fra i suoi racconti ce ne ha regalato uno molto introspettivo che nasce sulla “Sabbia” (pagg 159, Edizioni Bur). Dice: “… sotto la sabbia è sepolto il mistero della vita, fra le dune c’è il canto dell’universo. Chi non sa ascoltare, chi non sa immaginare è lontano dalla verità’’.

Perché proprio di una ricerca della verità e delle origini si tratta, con l’attenzione di chi vede, legge e analizza le caratteristiche della varia umanità in rapporto al paesaggio e alla natura. La sabbia raccoglie i segni del tempo, una sabbia che unisce idealmente la biografia dell’Autore, quella versiliana e quella del racconto “il Sahara”. Il riferimento al deserto che è solitudine, ma allo stesso tempo la possibilità di riconciliarsi con la vita ascoltando se stessi.

Torna anche qui la tematica di “Silenzio”, ovvero il sapersi raccogliere per sentire i propri battiti, il proprio io, la musica della riflessione, in un mondo come quello degli anni 2000 che impone baccano e fracasso comandato. L’anima che è fatta di interrogativi, ai quali non sappiamo rispondere.

Lo stratagemma è appassionante: Battaglia immagina un viaggio con una persona di grande spessore, semplice ma profonda, Fabio, alla ricerca della donna che amava, Eleonora, ma che ha perduto. Un amore, il loro, puro, indissolubile, genuino, travolto però da un segreto che Eleonora non vuole rilevare, e che porta la stessa a partire e ad allontanarsi dal fidanzato.

Tramite Fabio, Battaglia interroga il mare, perché dal mare, dalle onde, dal volo dei gabbiani arrivano le risposte, perché il creato connette con l’Assoluto. La leggenda del deserto donato da Dio affinché l’uomo ritrovi se stesso; mare e spiaggia testimoni di avventure, amicizie, del tempo che scorre, dello spazio che osserva.

L’eterna lotta fra Provvidenza e Destino ed in mezzo il libero arbitrio; il gioco continuo di dolori e sorrisi che svelano la grandezza del genere umano.

E poi il messaggio principale: la vita è dono, non pretesa; compreso questo, dice l’Autore, l’uomo è maturo ed in grado di apprezzare ed essere felice per un cielo blu o un volo di gabbiano, quando di solito gli eventi accadono e noi nemmeno ce ne accorgiamo… Accogliere la meraviglia e ripensare se stessi, donarsi agli altri con un altro spirito, uscendo dall’egocentrismo, male del secolo.

Una storia d’amore rilassante capace di far riscoprire al lettore la chiave della risposta ad interrogativi mai nati.

Leggerlo sarebbe un bel modo per ricominciare l’anno e staccare la spina da banalità e dal frastuono omologante. Con Battaglia, inoltre, capiamo quanto l’italiano non solo sia una lingua piena di classe, bellezza e fascino, ma trasmetta poesia, grazie alle sfumature del vocabolario e alle armonie delle costruzioni lessicali.

E lo fà con semplicità e facilità di comprensione che non è banalità ma musicalità, quella di una Nazione che ha fatto la storia.

 

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