TRATTATIVA STATO MAFIA? UNA BUFALA DELLE SINISTRE GIUDIZIARIE E MEDIATICHE (di David Taglieri)

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Giovedì 23 settembre 2021, dopo tre giorni di camera di consiglio, la Corte d’assise d’appello di Palermo ha assolto al processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia gli ex ufficiali del Ros Mario Mori, Antonio Subranni e Giuseppe De Donno e il senatore Marcello Dell’Utri, accusati di minaccia allo Stato. In primo grado il 20 aprile 2018 erano stati tutti condannati a pene severissime. Gli ex ufficiali dei Carabinieri del Ros sono stati assolti perché il fatto non costituisce reato.

Ancora più piena l’assoluzione per l’ex senatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri: semplicemente «non ha commesso il fatto». L’assoluzione è radicale e ribalta tutti i piani e le affermazioni che avevano moltiplicato sospetti, complotti e teorie contro la sua persona. Certo, la sentenza della Corte d’appello è suscettibile di essere impugnata in Cassazione, ma davvero non è azzardato pensare che tutta questa storia sia stata montata ad arte. Come al solito…

Venerdì 24 settembre su il Riformista nel suo editoriale Piero Sansonetti mette in evidenza la data storica del giorno precedente, il giorno della sentenza, invitandoci a segnarla sull’agenda. Un foglio di calendario dove si incrociano destini politici, giudiziari, storici ed antropologici. 

Perchè si tratta della vita delle persone, dei loro famigliari, degli amici e di tutti coloro che ruotano attorno agli imputati. 

Una data che fa da spartiacque, una data che divide inevitabilmente la cronologia degli eventi fra un prima ed un dopo. 

La notizia scardina i soliti parametri nei rapporti fra giustizia e politica: la “bomba” mediatica dei media progressisti (Travaglio in primis…) è rimasta semplicemente disinnescata e spiazzata.

Tanti brocardi, molteplici teorie, svariate ricostruzioni sempre ammantate di politichese e di scandalistico hanno massacrato per anni la reputazione personale e professionale di alcune persone.

La sentenza pronunciata dalla Corte d’ Assise di Palermo blocca l’alleanza perversa fra media e giustizia e fa chiarezza sull’inesistenza della “gridata” presunta convivenza fra Stato e Mafia. 

Sansonetti parla poi di onestà intellettuale: chi la vuole davvero utilizzare aveva già bello e compreso che la realtà era in grado di battere le costruzioni artefatte e le decostruzioni del complottismo e delle grida gratuite e pesanti. 

La presunta trattativa Stato mafia aveva comunque un bersaglio chiaro, preciso, chirurgico con un nome ed un cognome: Silvio Berlusconi, di cui Dell’Utri sarebbe stato l’intermediario.

Nicola Porro sul Giornale sottolinea come sia folle che per 20 anni siamo stati ostaggi di Procuratori della Repubblica che hanno disegnato, delineato, dipinto – talvolta con cromatismi bizzarri e variopinti – la ormai famosa trattativa. 

Davide Vari sul Dubbio Quotidiano prende atto e conseguentemente commenta il verdetto assolutorio di giovedì scorso: chiarisce con nettezza e determinazione che la trattativa Stato mafia è stata sempre caratterizzata da una lettura iper-politica, con le lenti dell’ideologia. E chiude affermando che oramai è limpido come l’acqua: il disegno politico è fallito. 

Dalle letture emergono due elementi fondamentali: il piano mediatico giudiziario ha incentivato nel corso degli anni processi sommari che hanno influenzato il pensiero delle persone, creato delle contrapposizioni spesso irriducibili, avvelenato gli animi. 

Semplificando e circoscrivendo, ricordiamo che anche in piccole comitive di amici e/o colleghi spesso si va a bomba sul discorso dell’interazione politica-giustizia con affermazioni semplicistiche che, pur senza elementi ed approfondimento, già condannano perché magari la sera prima un certo Marco Travaglio ha letto la sua letterina colorita in televisione … 

Non colpisce l’opinione ma l’odio ed il risentimento che provano certe persone di fronte a pensieri altri.

In secondo luogo bisogna considerare e ripensare la lungaggine dei processi, che già di suo massacra le persone.

Le scuse non arriveranno, in questa società di cinici sono pochi a scusarsi, e spesso vengono guardati come marziani.

Adesso è anche interessante cogliere i particolari e le sfumature sul come è stata commentata la notizia: in attesa dell’eventuale ricorso in cassazione, c’è già chi prova ad arrampicarsi sugli specchi o a giustificare le proprie precedenti affermazioni attraverso lo stratagemma del linguaggio biforcuto. 

Ma confidiamo ancora nell’onestà intellettuale della quale parlava Sansonetti: liberi da pregiudizi e da odio potremmo costruire una società giusta, più cristiana, più a dimensione d’ uomo. 

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