UCRAINA: RAFFICA DI RAID RUSSI NEL GIORNO IN CUI KIRILL DICHIARA LA “GUERRA SANTA”

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Da “Avvenire” del 30 marzo l’analisi di Nello Scavo:

“Gli attacchi russi hanno colpito centrali termiche e idroelettriche, preceduti dalla benedizione del patriarca Kirill, che ha presieduto il “Concilio mondiale del popolo russo”.

Da un punto di vista «spirituale e morale, l’operazione militare speciale – si legge nel documento conclusivo è una guerra santa». 

L’atto conciliare è titolato “Presente e futuro del mondo russo”, ed è stato approvato il 27 marzo nella Sala dei Sinodi ecclesiastici della Cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca. A pochi giorni dall’attentato rivendicato dall’Isis-K, gli ecclesiastici ortodossi sostengono che il popolo russo «difende armi in pugno la propria vita, la libertà, la statualità, l’identità civile, religiosa, nazionale e culturale, nonché il diritto di vivere sulla propria terra entro i confini dello Stato russo unito». E per «Stato russo unito» si intende anche l’Ucraina: «Dopo il completamento dell’Operazione militare speciale, tutto il territorio dell’Ucraina contemporanea dovrà entrare in una zona di influenza esclusiva della Russia». 

Lo scopo, sempre sottinteso e mai ufficialmente dichiarato neanche dal Cremlino, adesso è espresso senza sotterfugi lessicali: «La possibilità di esistenza su questo territorio di un regime politico ostile alla Russia e al suo popolo, così come di un regime politico governato da un centro esterno ostile alla Russia, deve essere completamente esclusa».

Kiev dunque deve «entrare in una zona di influenza esclusiva della Russia», ma non gli è permesso da Mosca di avvicinarsi all’Unione Europea e meno che mai alla Nato. Le parole del concilio non solo giustificano, ma incentivano le forze armate a fare di più proprio nel momento in cui l’Ucraina appare a rischio di una caduta del fronte orientale.

Gli attacchi russi con 99 tra missili e droni nella notte tra giovedì e ieri – ma già oltre i 100 nel resto della giornata – hanno colpito centrali termiche e idroelettriche nell’Ucraina centrale e occidentale, in alcuni casi esplodendo il colpo di grazia per alcune infrastrutture già danneggiate, mentre dall’Ucraina sono partite incursioni contro l’area di Belgorod, la regione russa di confine.

L’esercito di Kiev ha dichiarato di avere distrutto 58 droni su un totale di 60, oltre a 26 missili su 39. E proprio questi ultimi hanno inferto i danni maggiori. “Dtek”, la più grande azienda elettrica privata ha confermato che le sue tre centrali termiche sono state attaccate e «gravemente danneggiate». Il distributore ucraino di energia “Yasno” ha fatto sapere che “Dtek” ha perso circa la metà della sua capacità di erogazione. L’azienda statale ucraina del petrolio e del gas “Naftogaz” ha dichiarato che le sue strutture sono state attaccate «ma non ci sono stati gravi danni».

In Europa «la guerra non è più un concetto del passato» ma un rischio «reale». «È la prima volta dal 1945 che ci troviamo in una situazione del genere».

L’allarme arriva dal premier polacco Donald Tusk nella sua prima intervista concessa ai media internazionali del consorzio Lena: (…): «So che sembra devastante, soprattutto per i più giovani, ma dobbiamo abituarci mentalmente all’arrivo di una nuova era».

A causa del massiccio attacco missilistico, la Polonia ha fatto decollare alcuni caccia inseriti negli assetti Nato, per monitorare il proprio spazio aereo. Contemporaneamente gli Eurofighter dell’Aeronautica militare italiana schierati nella Task Force 4th Wing, operativa nella base polacca di Malbork, hanno effettuato una doppia intercettazione di aerei russi nel Mar Baltico. Una volta identificati i velivoli, gli F-2000 italiani hanno fatto rientro nella base di Malbork.

Ad esprimere nuovi timori per l’accentuarsi degli scontri è stato ancora una volta il direttore generale dell’Agenzia internazionale Onu per l’energia atomica (Aiea), Rafael Grossi.

I rischi maggiori sono dovuti a «attività militari in corso nei pressi della centrale nucleare di Zaporizhzhia – ha detto –, allarmi di raid aerei e bombardamenti che mettono fuori uso l’energia elettrica in diversi siti». Nella centrale «gli esperti dell’Aiea di stanza sul posto hanno continuato a sentire esplosioni ogni giorno nell’ultima settimana, a diverse distanze dall’impianto», dice Grossi aggiungendo che «diverse volte i suoni sembravano provenire da vicino al sito, presumibilmente dal fuoco di artiglieria in uscita, e nelle vicinanze il fuoco di armi leggere».”.