UNA VITTORIA PER TUTTI GLI IRACHENI (L’Ora del Salento, 7 febbraio 2008, pag. 11)

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OSSERVATORIO GEOPOLITICO

(a cura di Roberto Cavallo)

IRAQ PROVINCIAL ELECTIONSUna vittoria per tutti gli iracheni”. Così il primo ministro Al-Maliki ha commentato il pacifico svolgimento delle elezioni per il rinnovo dei Consigli Provinciali, tenutesi in Iraq lo scorso 30 gennaio.

Il primo dato positivo è la regolarità con cui si sono svolte le elezioni. Pochissime le dimostrazioni violente ai seggi. La sicurezza è stata garantita dalle forze dell’ordine e dall’esercito iracheno, mentre i soldati americani hanno assunto una posizione defilata all’interno delle loro basi. Il dato è estremamente significativo perché conferma il processo di pacificazione in corso nel Paese, da quando nel 2007 le forze americane guidate dal generale David Petraeus hanno attuato al strategia politico-militare del “surge”.

Scrive Alessandro Marrone sul giornale on-line “L’Occidentale”: “A gennaio 2009 il numero delle vittime civili di atti di violenza, terroristici o criminali è stato il più basso dalla deposizione di Saddam Hussein nel 2003. Inoltre, queste elezioni sono state organizzate, gestite e messe in sicurezza dalle forze irachene, che con 500.000 tra soldati e poliziotti schierati in tutto il paese hanno dimostrato i grandi passi avanti compiuti grazie all’addestramento americano. Le truppe statunitensi sono rimaste in gran parte nelle loro basi, mentre le elezioni sono state supervisionate dalla missione Onu guidata da Staffan de Mistura. De Mistura e l’Alta Commissione Elettorale per l’Iraq, l’agenzia irachena indipendente che ha gestito le elezioni, hanno dichiarato che tutto si è svolto regolarmente.

Il secondo dato positivo della tornata elettorale è stata l’elevata affluenza alle urne in tutte le 14 province chiamate al voto. A differenza del 2005, in questa occasione i sunniti non hanno boicottato le elezioni.

Il terzo dato positivo è il pluralismo politico che ha connotato la competizione. Più di 14.400 candidati appartenenti a oltre 400 gruppi politici hanno fatto campagna elettorale, e tra di loro sono presenti circa 4.000 donne, molte delle quali siederanno nei Consigli perché il 30% dei seggi è riservato loro per legge. iraqvoto01g

Inutile negare che questo passo in avanti sulla strada della stabilizzazione, se non proprio della democrazia, è stato r eso possibil e grazie allo sforzo militare, economico e politico che gli Stati Uniti hanno intrapreso in cinque anni di amministrazione Bush. Allora, forse, non ha torto il filosofo francese André Glucksmann, quando giudica la guerra in Iraq come un atto di responsabilità delle democrazie occidentali nei confronti di un’orribil e dittatura e della dilagante minaccia terroristica.

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