DA MARIAZELL A ESZTERGOM, DA OTTO A MINDSZENTY. FINO AL BEATO CARLO (di Guido Verna) – 1^ Parte –

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1. Mariazell tra Pöcking e Vienna

L’ultimo viaggio di Otto d’Asburgo da Pöcking a Vienna, dalla sua dimora alla cripta dei Cappuccini, ha previsto una sosta intermedia a Mariazell, per una funzione funebre nel più importante Santuario mariano dell’Austria, nella basilica fondata dai Benedettini, dove si venera da più di otto secoli la statuetta di legno di tiglio della Madonna col Bambino, intorno alla quale, il 21 dicembre del 1157, il monaco Magnus costruì la sua “zell” (cella).

La “sosta” avrà fatto molto piacere anche al regnante pontefice Benedetto XVI, per il quale «Mariazell è molto più di un “luogo”: è l’attualizzazione della storia viva di un pellegrinaggio di fede e di preghiera nei secoli» [BXVI] e verso cui nutre un sentimento particolarissimo se ancora arriva a dire: «Secondo ogni probabilità, in questa vita non riuscirò più a recarmici in pellegrinaggio fisicamente, ma ora lì ci vivo veramente ed in questo senso lì sono sempre presente. E nelle passeggiate che faccio nei paesaggi dei ricordi, torno sempre a fare una sosta a Mariazell, proprio anche perché sento come la Madre, lì, ci viene incontro e ci riunisce tutti» [BXVI]. 

Ma se si è trattato di una “sosta” straordinariamente evocativa in assoluto, essa ha avuto però anche un piccolo risvolto personale: ha fatto riemergere dalle nebbie del tempo molti ricordi, fra i quali anzitutto un pellegrinaggio fatto insieme a mia moglie in quello stesso santuario nel 1985 e originato da un motivo “specifico”, di carattere generale e non familiare, che può essere non inutile ricordare.

2. Giovanni Paolo II a Mariazell: per Maria e per l’ “ospite”

Era l’epoca del comunismo sfolgorante e apparentemente invincibile, anche in Italia, quando  il rosso sembrava aver mangiato il bianco e il verde della nostra bandiera. Era tanto forte da permettersi, in quell’anno, anche un nuovo look, con il volto “buono” di Gorbaciov, con le sue qualità “liberali” cantate in coro dai Gorki occidentali: finalmente dall’Est arrivava l’“uomo nuovo”. Ma il vero “uomo nuovo” era già venuto dall’Est, da otto anni ormai, e si chiamava Karol Woityla. 

E nel 1983, cioè due anni prima dell’insediamento di Gorbaciov,  quest’ “uomo nuovo“— vestito ormai di bianco e col nome per sempre cambiato in Giovanni Paolo II — era voluto andare pellegrino al Santuario di Mariazell, per inginocchiarsi davanti alla Madonna col Bambino  venerata non solo come Magna Mater Austriae ma anche come Mater gentium Slavorum e Magna Hungarorum Domina, gli stessi titoli che poi — nell’Angelus del 15 gennaio 1989, agli albori dell’anno “fatale” dell’abbattimento del Muro — ritenne di dover magnificare ancora, quando volle ritornare «[…] in spirituale pellegrinaggio tra le montagne e le vallate della Stiria»[GPII]. 

Nel 1983, aveva desiderato pregare “da vicino” e intensamente “quella” Madonna  per la libertà del “suo” Est. Ero certo, però, che, se questo era il motivo fondamentale, ce n’era tuttavia anche un altro, meno evidente ma di altrettanta intensità emotiva: perché c’era sepolto “qualcuno” che, in questa prospettiva di libertà, gli avrebbe senz’altro dato una formidabile mano, una mano forte, vigorosa, vir ile come il suo portamento e il suo carattere.

, infatti, riposava nella sua tomba provvisoria l’indomito Primate d’Ungheria, il cardinale József Mindszenty, morto nel 1975 nell’esilio “coatto” di Vienna, mentre nella sua patria era ancora pesantemente vigente lo spietato regime comunista che egli tanto aveva combattuto e che tanto lo aveva fatto soffrire.

, nella Ladislauskapelle, a sinistra della navata, in prossimità dell’altare  principale, il Cardinale aveva stab ilito che il suo corpo riposasse fino a che la sua Patria non fosse tornata libera, quando, finalmente, avrebbe potuto tornare nella sua Estzergom e rimanerci per sempre.

Continua)

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