FELICITA’ E’ DONARSI (recensione a cura di David Taglieri)

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Certa psichiatria liberal degli ultimi anni purtroppo ci ha riempito di teorie su come soddisfare se stessi anche a scapito degli altri. La cosa importante – si sottende – è l’affermazione personale, e così si creano le guerre di tutti contro tutti.

Poi c’è chi, come Claudio Risè, riesce a manovrare le lezioni junghiane, con l’esempio e l’empirismo del Cristianesimo; a coniugare il pragmatismo adatto per fronteggiare questa epoca così confusa con un senso forte e spiccato della morale.

In Felicità è donarsi. Contro la cultura del narcisismo e per la scoperta dell’altro (pagg. 124, Edizioni Sperling, 2004) Risè dimostra che l’esperienza del dono è arricchente nella reciprocità, donare è dare se stessi, le proprie risorse e capacità senza chiedere nulla in cambio, perché da quella relazione nascerà linfa vitale in grado di rendere l’uomo migliore.

Rileva non solo il fine del dono, ma le stesse modalità del dono. Guardare in faccia la fidanzata, l’amico, i familiari per comunicare loro: questo è per te, da me a te.

Senza farlo pesare; l’essere umano è pensato per donare, è biologia che si incontra con l’etica e con la morale, e la biologia di Dio non vuole la rimozione degli istinti, ma il loro giusto, sano ed equilibrato governo.

Perché anche quelli Dio ci ha dato: lo stupore e la meraviglia dell’incontro con l’altro. Controllare, misurare, giudicare con la paura di incontrare l’altro vuol dire creare barriere che frenano il flusso vitale delle passioni, dell’Amore.

Felicità è accettare la sorpresa della vita, uscire da se stessi, magari tornarci ma migliorati: aprirsi alla Comunità, cercare Dio nella Comunità, accogliere gli altri dentro se stessi e riscoprire così il dialogo con l’Infinito.

Il nostro obiettivo di uomini e di donne è la felicità; questa, però, non è raggiungibile sulla terra, e infatti i totalitarismi hanno tentato di costruire il Paradiso qua giù e hanno realizzato l’Inferno.

È bene creare tutte le condizioni che ci avvicinino a un’immagine di Felicità che non sia semplice benessere ma l’interiorità che vive in pienezza, restituendo al tempo e allo spazio piena dignità, ovvero selezionando le attività migliori per avere una vita vera.

L’uomo di oggi vive invece fra il narcisismo sfrenato e la paura di uscire dal guscio: il dono ci connette allo scopo, il dono può essere anche dramma ma alla lunga diviene conquista di vita.

Perché anche se non li vogliamo, dice Risè, gli eventi traumatici ci cambiano e ci fanno ripensare la vita, che nello stato di leggerezza e serenità permanente diverrebbe piatta.

Il dono è cambiamento, trasformazione; chi non lo accetta non vuole traumi, ma nemmeno mettersi in discussione.

L’errore grave di oggi è aver eliminato l’educazione sentimentale dalle scuole e dalla pedagogia, in virtù di un tardo sessantottismo che non dà valore al sentimento e concentra tutto sul sesso.

Gli eccessi portano alla chiusura, che non è dono: il dono è amicizia fra corpo e anima, è riempirsi di assoluto per dare agli altri e ritrovarsi, così, in maniera rinnovata.

Il dono è contagioso. Leggere questo libro e regalarlo, magari per Natale, sarebbe un bel dono.

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