FRANCIA, PRIMOGENITA NEL MALE (di Marco Invernizzi)

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In effetti, siamo di fronte a un fatto storico, perché l’aborto cessa di essere un rimedio emergenziale per diventare un diritto protetto dalla Costituzione. E non si tratta della stessa cosa, anche se sapevano tutti, fin dagli Anni ‘70, che questo era l’obiettivo verso cui puntava il movimento libertario e radicale.

In pratica l’aborto viene esaltato come un diritto bello e positivo, e pertanto si parla di gioia incontenibile delle femministe, ma in generale di tutte le forze politiche francesi. In effetti, e anche questo merita attenzione, tutti i partiti presenti in Parlamento hanno votato a favore dell’iniziativa, compresa Marine le Pen. I pochissimi voti contrari sono venuti da singoli parlamentari di centro o di destra. E colpisce ancora di più un recente sondaggio secondo il quale l’80% dei francesi sarebbe favorevole.

Da oggi in Francia c’è un solo diritto da tutelare, l’autodeterminazione della donna, mentre il bambino concepito è completamente alla sua mercé e di quella dello Stato.

La Francia, che una volta veniva definita la figlia primogenita della Chiesa per il battesimo ricevuto dal primo re barbaro Clodoveo, per la seconda volta ha voluto essere all’avanguardia del processo di disintegrazione dell’umano. Accadde anche nel 1789, con la Rivoluzione che segnò un passaggio epocale verso un mondo in cui l’uomo “tagliava” ogni legame con la propria tradizione per tentare l’«assalto al cielo», per arrivare progressivamente alla tappa odierna.

Inserire il diritto d’aborto in Costituzione significa affermare come un bene da tutelare il distacco dal principio che la vita è sempre sacra, sostenere il diritto dell’uomo di uccidere l’innocente, di prescindere dalla natura e dalla realtà, che mostra come dentro il corpo della donna vive un’altra persona che lo Stato dovrebbe proteggere.

Come con la Rivoluzione del 1789 la Francia indicava al mondo la via del distacco violento dalle radici cristiane, oggi la stessa Francia indica al mondo la strada della ribellione contro la realtà (e la bellezza) della vita.

C’è poco da gioire, e non so quale idea di felicità avessero le donne scese in piazza a Parigi. Forse lo si può intuire da un’altra notizia, apparsa pochi giorni dopo e relativa alla scomparsa della croce sulla cupola degli Invalides nel manifesto ufficiale dei Giochi olimpici che si terranno a Parigi la prossima estate. E’ un altro episodio di cancel culture, la nuova forma di suicidio culturale dell’Occidente. E forse è la stessa ideologia che unisce le donne (e gli uomini) che gioiscono per avere esaltato, portandolo in Costituzione, il diritto di uccidere l’innocente: gioire per essersi liberati dalla croce (falsificando la realtà) nel manifesto olimpico.

Il mondo contemporaneo corre verso l’abisso. Da una parte la dissoluzione di ogni principio, anzi l’esaltazione dell’omicidio e il progredire della cancel culture in Occidente, dall’altra la violenza della forza militare scatenata dall’ansia imperialistica della Federazione russa contro il popolo libero d’Ucraina.

Sembrano due cose diverse, in realtà entrambe sono prospettive di morte e di profonda ingiustizia contro bambini innocenti e popoli liberi. Alla base di entrambe le prospettive c’è l’odio contro la realtà, contro la vita innocente, contro la propria tradizione, contro la libertà di un popolo di affrancarsi dal dispotismo russo.

I vescovi francesi hanno alzato la bandiera della difesa dell’umano di fronte alla barbarie francese, come i vescovi greco-cattolici ucraini hanno denunciato l’aggressione e la Chiesa cattolica è stata messa fuori legge nei territori occupati dall’esercito russo. Si tratta di Chiese minoritarie e deboli, spesso in preda a una sorta di autodemolizione e perseguitate, anche se in modo diverso, ma si tratta in entrambi i casi della Chiesa di Cristo. In un’epoca che sembra destinata alla guerra perché dominata dall’odio, la Chiesa ricorda a tutti che soltanto difendendo la vita innocente e la libertà dei popoli si può salvare la speranza in un mondo migliore.

Lunedì, 11 marzo 2024