GIOVANNI TOTI: LA LETTERA ALLE SINISTRE

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Riportiamo di seguito uno stralcio della lettera che Giovanni Toti, presidente della regione Liguria e coinvolto suo malgrado nella nota inchiesta giudiziaria, ha rivolto al consiglio regionale a margine della mozione di sfiducia presentata dalla sinistra (e respinta a maggioranza dallo stesso consiglio regionale):

“Con una miopia politica con rari precedenti oggi, con questa mozione di sfiducia, le opposizioni tentano una spallata politica che non solo non riuscirà nei numeri ma conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, tutta la propria inadeguatezza a guidare questa regione.

Dopo un decennio di costanti sconfitte politiche ed elettorali, la stessa classe dirigente della sinistra che ha saputo deludere i cittadini più di ogni altro, in una regione dove fortissime erano le sue tradizioni, oggi intravede grazie a un’inchiesta della magistratura la possibilità di recuperare un po’ del terreno perduto. Lo fa sfruttando l’eco di un’inchiesta che al momento è solo tale, senza rinvii a giudizio e tanto meno senza condanne. Infatti non diremo una parola su questa, neppure quello che potrei dire imitando le opposizioni sulle ombre lunghe che riguardano il Partito Democratico.

Una mozione presentata di fretta: non sia mai che tutto si sgonfi. E qui sta il primo sintomo di debolezza politica. Perché nella vostra mozione non c’è nulla di politico, anzi c’è il contrario. C’è una politica che anziché difendere le proprie prerogative autonome e parallele a quella degli altri poteri dello Stato, se ne fa megafono o ruota di scorta nella speranza di raccogliere qualche briciola. Che delusione per gli eredi di una tradizione che della centralità della politica aveva fatto la propria stella polare, ritrovarsi oggi a balbettare e ripetere quanto ho letto sui giornali circa un’inchiesta ancora tutta da verificare. 

Ci saremmo aspettati anche da parte vostra un’orgogliosa volontà di portare avanti un mandato popolare che pure anche voi, per sedere qui, avete ricevuto. Ha purtroppo prevalso la volontà di screditare il vostro ruolo e quello del consiglio di cui fate parte, chiamato da voi a un dibattito pregiudiziale che anticipa le stesse rilevanze istruttorie. Avete deciso di continuare sulla strada di una politica con la p minuscola, subalterna, pur di approfittare di questo presunto momento di debolezza, cercando di raggiungere un obiettivo che non ritenete raggiungibile con le vostre capacità e con la vostra credibilità.

Non vi preoccupate: anche oggi, come facciamo ormai da nove anni, siamo qui per rimediare alle vostre incapacità, oggi più palesi che mai, di confrontarvi su temi e sui progetti, non sui pregiudizi. E anche oggi vi dimostreremo che siamo in grado di assumerci davanti agli elettori le responsabilità che voi non siete stati in grado di fare proprie, e ci assumeremo le nostre responsabilità grazie all’impegno di questa maggioranza, della giunta, in particolare del presidente ad interim Alessandro Piana, a cui va la mia grande riconoscenza per come sta portando avanti con grande impegno il grande lavoro iniziato insieme tanti anni fa.

La vostra Liguria era un’entità geografica, non un’entità amministrativa. La vostra Liguria era una terra in ombra. Felice di stare un passo indietro nella speranza che, scomparendo dalla mappa della politica, scomparisse anche la mediocrità della sua classe dirigente. La vostra Liguria era una regione in cui l’ambizione era una colpa, il merito qualcosa da nascondere per evitare spiacevoli confronti, l’appiattimento una virtù. L’impresa privata non una risorsa, ma un simbolo di egoismo. Oddio, forse non proprio tutte. 

Una Liguria dove voler fare era un peccato, l’inconcludente dibattito in sezione un surrogato del dovere di scegliere. Oggi la Liguria è qualcosa di altro e lo rivendichiamo con maggiore orgoglio che mai. Oggi la Liguria è un modello di capacità di scelta, di attrazione degli investimenti, di velocità e di realizzazione. 

Ci siamo chiesti il perché del vostro odio verso ogni infrastruttura che stiamo realizzando, verso ogni progetto che si sta costruendo. Anche quelli che, pure voi, in altri tempi avreste voluto. Ci siamo chiesti perché il vostro tifo sfegatato per ogni inciampo, per ogni bizantinismo che possa rallentare qualcosa che pure sapete che serve, per ogni esposto, comitato, per ogni ‘no’ di qualsiasi tipo. Pure quelle cose, opere che altrove, a Roma, avete approvato, qui non riuscite a farle vostre. (…)

Ve lo dico ora per il futuro: non esistono carte bollate di un tribunale che possano surrogare la vostra insipienza, il vostro opportunismo. Cari amici delle opposizioni, oggi non solo perderete nel voto di questa mozione, ma ancora prima avete perso il senso del vostro ruolo e, credendo di sottolineare una nostra debolezza, non vi siete resi conto di aver mostrato invece tutta la vostra. Per questo, oltre la mozione, continuerete a perdere anche le elezioni”.