IL MASCHICIDIO SILENZIOSO (recensione a cura di David Taglieri)

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Proseguiamo la contro-comunicazione atta a scardinare le leggi non scritte del politicamente corretto; e lo facciamo con i saggi controcorrente de il Giornale.

Ci piace questa settimana soffermarci su un testo sintetico, a nostro avviso pregno di significato e assolutamente imparziale sulla questione maschicidio-femminicidio, visto che è scritto da una donna.

Barbara Benedettelli è una scrittrice, giornalista, saggista, attivista per i diritti delle vittime; sicuramente emerge dalla lettura del saggio di cui ci accingiamo a parlare la sua visione di insieme, politico-culturale-sociale; non per nulla è anche presidentessa dell’associazione umanitaria Italia vera nonché socia fondatrice dell’associazione filantropica Human heart.

Il maschicidio silenzioso. Perché l’amore violento è reciproco e le donne non sono solo vittime” (Ed. Fuori dal Coro) dimostra quanto sia giusto combattere il femminicidio, ma quanto allo stesso tempo esista un crimine invisibile ai mezzi di comunicazione che coinvolge quello che un giorno veniva definito il sesso forte.

Tutto questo trapela dalla cronaca. La giornalista – da donna – condanna i crimini e la violenza contro le donne ma allo stesso tempo evidenzia quanto sia altrettanto giusto, razionale e logico porre l’attenzione adeguata alla violenza contro gli uomini.

È raro che le donne uccidano. Ma ricattano, umiliano e distruggono economicamente i compagni. Barbara Benedettelli si focalizza su un concetto assai importante: la centralità della persona qualunque essa sia, senza distinzione di sesso, opinione o razza.

La violenza e la bestialità vanno combattute sic et simpliciter con pene dure e severe.

Allo stesso tempo non si può disegnare il maschio come un violento a prescindere; con questo meccanismo i mass media stanno buttando tutto il genere maschile nel calderone della bestialità, dell’ignoranza e della brutalità.

In un’altra ottica il prefigurare la donna come vittima – inevitabilmente e imprescindibilmente – non fornisce un buon servizio alle pari opportunità.

Esistono delle ricerche statistiche pronte a rilevare che la violenza in una relazione è reciproca.

Barbara Benedettelli ha il grande merito, con questo lavoro di gran classe e di indubbia professionalità, di spostare la prospettiva sugli uomini feriti e oggetto di violenze e torture di cui, secondo la vulgata comune, la politica e la comunicazione istituzionale e corretta, sarebbe più strategico non parlare.

La cultura dominante procede per stereotipi, fra i quali la donna è sempre vittima, l’uomo sempre bastardo.

La donna che uccide lo fa per difendersi, l’uomo che uccide è psicologicamente e fisicamente pericoloso e va eliminato dalla società civile ed immediatamente internato.

Lo chiariamo una volta per tutte, condanniamo tutte le violenze, i delitti e le torture da qualunque parte essi arrivino; ma con la scrittrice riteniamo sia indegno descrivere tutto il genere maschile nei termini della mostruosità e dell’involuzione a causa di quegli uomini che andrebbero isolati e puniti severamente.

Nel suo saggio Barbara Benedettelli documenta situazioni troppo spesso fuori dai riflettori e lontani dai convegni, i dibattiti ed i social politicamente corretti.

Bisogna lottare contro l’aggressività, il sopruso e il livore: perché proprio questi tre ingredienti stanno uccidendo le relazioni fra uomini e donne e stanno alimentando una guerra fra maschi e femmine, sponsorizzata e banalizzata da fiction, programmi televisivi e canali sociali.

I due ruoli sono complementari e l’uno non può stare senza l’altro: l’eguaglianza è proprio questa, sottolinea la giornalista.

Nel riconoscere i differenti talenti, nel rivalutare legittimamente il ruolo della donna senza criminalizzare l’uomo.

Riteniamo molto interessante il passo del saggio nel quale la Benedettelli mette in luce come reciprocamente marito e moglie, compagno e compagna ‘usino’ la parte più debole – i figli – per risolvere le proprie questioni economiche.

Con una giustizia assai discutibile nel gestire queste situazioni.

E soprattutto nel rammentare che ogni persona è unica e irripetibile e merita rispetto e dignità: chi viola questo concetto deve andare incontro alla durezza e alla severità di normative appartenenti ad uno stato di diritto. Sia esso uomo o donna.

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