MA SARA’ POSSIBILE UNA RUSSIA LIBERALE? A PROPOSITO DEL SAGGIO DI LUCIO DAL SANTO (Corriere del Giorno, 21 dicembre 2005, pag.5)

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image.jpg Dove va oggi la Russia? Difficile dirlo. Alle prese con la crisi cecena e con altre cento crisi locali, alle prese con i vecchi burocrati del partito comunista trasformati, da un giorno all’altro, in magnati del petrolio e della finanza, la Russia è chiamata a traghettare se stessa oltre il socialismo. Sembra strano affermarlo ad oltre 15 anni dalla caduta del Muro di Berlino, ma la realtà è questa. L’avvenire è ancora nel passaggio, l’unico auspicabile, dal capitalismo di Stato tipico del comunismoal liberalismo solidale. Quella di oggi è, almeno si spera, una fase intermedia: il capitalismo degli apparati burocratici rimasti orfani dell’ideologia. Così ad una minoranza di super-ricchi si affianca una moltitudine di cittadini poveri o che comunque hanno notevoli difficoltà a sbarcare il lunario. Se non è miseria diffusa, poco ci manca

Intanto scandali e sopraffazioni costellano, da una parte e dall’altra, la dialettica fra il Presidente Putin e i suoi amici/nemici oligarchi. Difficile dire dove sia la verità, anche perchè, oggettivamente, la Russia sul palcoscenico internazionale appare quasi defilata, in attesa di non si sa bene cosa

La difficoltà di tornare ad una società liberaldemocratica e ad una vera economia di mercato è duplice. Da un lato perchè mancano gli studi e l e esperienze di settore. Se abbondano i trattati sull’ evoluzione dal liberalismo al socialismo, non altrettanto accade per il passaggio inverso. In secondo luogo la Russia non ha un grande passato liberale cui poter fare riferimento. A tal proposito illuminante è il saggio “Il liberalismo russo”, di Lucio Dal Santo (Ed. Spirali / Vel s.r.l., Milano, pagg. 104). Nel libro l’Autore, che insegna Lingua e letteratura russa alla Cattolica di Milano, espone la storia, breve e drammatica, del liberalismo in Russia, dal regno di Caterina II fino al colpo di stato bolscevico. In particolare si ripercorrono le tappe della lotta fra il vero liberalismo (che focalizza la propria attenzione sulla libertà e sul rispetto dei diritti umani fondamentali) e il radicalismo fautor e del collettivismo e quindi del comunismo. Non fu facile per i liberali russi dell”800 e poi di inizio ?¢‚ǨÀú900 emanciparsi dalle prospettive autocratiche più sclerotiche di taluni settori della monarchia zarista e allo stesso tempo guardarsi le spalle da compagni di strada “democratici”, ma che in realtà miravano esclusivamente ad introdurre il massimalismo in Russia. Già prima della Rivoluzione d’Ottobre la Duma, più volte sciolta e rieletta, era diventata un covo di anarchici e rivoluzionari, e l’entrata in vigore della costituzione nel 1906 da un cero punto di vista aggravò ulteriormente il delicato equilibrio politico-istituzionale. Nonostante ciò il liberale Stolypin, che morirà assassinato nel 1911, tentò di modernizzare il Paese in modo comunque alternativo agli anarco-comunisti.

Dopo l’affermazione della tirannia bolscevica e il suo recente crollo, bisogna oggi ricomporre quelle radici che furono spezzate, restituendo innanzitutto la memoria storica a coloro che ne furono derubati e favorendo la libertà, all’insegna di un nuovo liberalismo fondato sulla solidarietà, l’unico, forse, in grado di garantire sviluppo e pace sociale.

 

Roberto Cavallo

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