A portare acqua al mulino di Vladimir Putin non ci sono solo i pacifisti di sempre, ma questa volta anche – e sorprendentemente – vasti settori del mondo tradizionalista e genericamente di “destra”.
Molti di costoro lo fanno – vogliamo sperare – in buona fede, convinti che la guerra sia una grande battaglia fra l’Occidente decaduto e decadente e la Russia comunque erede di una certa tradizione spirituale. Ma costoro non vedono che anche la Russia partecipa alla decadenza morale del mondo moderno e il suo stato di decadenza è paragonabile a quello dei Paesi occidentali.
La nazione soffre del più alto tasso di aborto al mondo, di un basso tasso di natalità, di una scarsa frequentazione delle chiese e di un forte declino del matrimonio. Contrariamente a quanto riportato dai media, che parlano di teocrazia in Russia, il Presidente Putin non ha alcuna obiezione alla presenza di persone LGBTQ+ (tranne che fra i bambini e per pubbliche sfilate, tipo gay pride).
Nel suo discorso del 21 febbraio 2023 all’Assemblea della Federazione Russa per il primo anniversario della guerra e sul futuro della Nazione, ha detto specificamente: “Le persone adulte possono fare ciò che vogliono. Noi in Russia l’abbiamo sempre vista così e sempre la vedremo: nessuno si intromette nella vita privata degli altri e nemmeno noi lo faremo”.
Ciò che interessa a Putin non è tanto la corruzione intellettuale e morale dell’Occidente, ma la sua leadership geopolitica. I governanti russi non vogliono che l’Occidente si purifichi dei suoi errori, tornando alle proprie radici cristiane, ma che scompaia, o venga radicalmente ridimensionato. E poiché la natura aborre il vuoto, essi sanno e desiderano che alla guida dell’Occidente si sostituisca quella di un nuovo soggetto internazionale: l’Impero eurasiatico.
Quindi da una parte ci sono coloro che difendono l’ordine del dopoguerra (con tutti i suoi errori). Dall’altra parte c’è l’asse Russia-Cina-Iran che vuole rompere quell’ordine e stabilire il suo enigmatico mondo multipolare antioccidentale. E per raggiungere tale scopo si dispiegano anche le testate nucleari, dalla Bielorussia alla Corea del Nord, fedele alleata di Mosca…
Una volta – erano gli anni ’80 del secolo scorso – a fronte dello schieramento degli euromissili in Europa nelle piazze e nei media si gridava contro la Nato e l’America: meglio rossi che morti!
Oggi, a fronte del medesimo problema, per tanti anche il ritornello sembra essere lo stesso, con una sola vocale diversa: “Meglio russi che morti!“.
Ora come allora, però, ne va della libertà di tutti.