PER USCIRE DALLA “FANCIULLEZZA” CONOSCIAMO LA NOSTRA STORIA (di Guido Verna)

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Lo storico cattolico Gonzague De Reynold

La storia, si sente dire consuetamente, è il racconto dei fatti; ma se il fatto comporta una presa d’atto univoca, il suo racconto — inserito, come si dice, nel contesto — è certamente molteplice: ogni storico ha il suo angolo visuale, cioè la sua antropologia, la sua teologia e la sua prospettiva “escatologica”, così come ogni lettore.

Se però il quadro di riferimento “culturale” di quest’ultimo è in antitesi con la Vulgata dominante, allora egli deve fare grandi sforzi per recuperare una descrizione dei fatti in cui le cause e le conseguenze di essi possano risultare, non dico in armonia, ma almeno minimamente congrui rispetto a tale suo quadro.

È, in tutta evidenza, il caso italiano, dove il lettore cattolico simpliciter — e non, cioè, in un crescendo dello stridio della specificazione, “cattolico liberale” o “cattolico democratico” o “cattolico socialista” — si trova di fronte una Vulgata rigorosamente e rigidamente liberal-risorgimental-marxista, costruita con pazienza meticolosa alla scuola del filosofo marxista Gramsci (1891-1937), indiscutibile e intangibile per decenni e solo da qualche anno un po’ scalfibile, anche se faticosamente e con qualche rischio di incomprensione e di disprezzo [cfr. GVE-1].

In questa prospettiva, la scuola gramsciana, se da un lato ha prodotto intellettuali raffinati e fedeli, cioè di “fede” indefettibile nel “mondo nuovo”,  — con le caratteristiche perfettamente descritte da Vladimir Bukovskij: «In un campo l’intellettuale è veramente maestro, nell’arte dell’interpretazione, cioè nella capacità di combinare e rimaneggiare certi fatti, di lasciarne correre altri “senza notarli”, oppure di respingerli come inattendibili se non addirittura di etichettarli con sdegno come menzogna intenzionale. È un maestro insuperabile del contesto, che cambia senza che gli astanti se ne accorgano per poi, come un prestigiatore fa uscire il coniglio dal cilindro, sciorinarvi le deduzioni più inattese da fatti che non c’entrano per niente» [VBU] —, dall’altro ha indotto a comportamenti simili anche le “vittime culturali” che essa stessa voleva sacrificare, affinché il “sol dell’avvenire” socialista potesse sorgere in un cielo senza più le oscure nubi del passato.

Un passato che era, dunque, da ri-strutturare o addirittura, quando troppo ingombrante, da rimuovere.

Da parte sua, un grande storico cattolico come Gonzague De Reynold (1880-1970), parlando della storia e della sua Svizzera, faceva invece queste riflessioni: «[…] che cosa è un popolo, che cosa è il nostro popolo? Un grande insieme storico, formato più da morti che da viventi. La storia ci restituisce […] il senso del sacro, questo senso che abbiamo perduto […]. Il sacro è la presenza di Dio. La presenza di Dio nella storia è la Provvidenza. La storia è un mistero: da dove viene, dove va? Da dove viene il nostro paese, dove va il nostro paese? […] La storia ci deve essere insegnata per aiutare il nostro paese ad attraversare i tempi. Un secolo prima di Gesù Cristo, il più illustre oratore della antichità latina, Cicerone, scriveva:

I popoli che si disinteressano della loro storia si condannano a essere sempre fanciulli» [GDR].

Gli epigoni della scuola di Gramsci (ma non solo essi) hanno espunto dalla nostra storia la presenza di Dio e, in più, vorrebbero condannarci all’eterna fanciullezza. Si deve, allora, cercare di ritrovare “quella” presenza, che per la nostra Italia è “tipica”, più di tanti vini e di tanti formaggi e, con ciò, tornare finalmente a “crescere”, per la soddisfazione di Marco Tullio Cicerone (106-43 a.C.), che in fondo è di casa…

A chi come me, pur senza velleità particolari, ma in piacevole e spesso proficua souplesse, si muove in questa direzione — cioè ci “prova”, esercitando la pratica di cogliere nel presente piccoli elementi che aiutino a ricomporre il mosaico di quel “suo” passato che gli autori della Vulgata hanno prima de-strutturato e poi ri-strutturato secondo il “loro” progetto —, accade a volte di essere aiutato da felici, se non provvidenziali, combinazioni. Questa volta si sono combinati due viaggi in rapida successione, uno, per un convegno, a Loreto, nelle Marche, l’altro, per ragioni familiari, a San Giovanni Rotondo, in provincia di Foggia. Lo vedremo la prossima volta…

(1.Continua)

 

[GVE-1]  Cfr. il mio  A proposito di Insorgenze antigiacobine. Una risposta al prof. Massimo Cattaneo, in

<https://www.recensioni-storia.it/a-proposito-di-insorgenze-una-risposta-al-prof-massimo-cattaneo>

[VBU] Vladimir Bukovskij, Gli archivi segreti di Mosca, trad.it., Spirali, Milano 1999, p. 579.

[GDR] Gonzague De Reynold, Gonzague De Reynold raconte la Suisse et son histoire, Payot, Losanna 1965, p.165, (brano trad. in it ., con il titolo redazionale A cosa serve la storia, in Cristianità, anno XI, n.95, Piacenza marzo 1983, p.3).