RISCHI D’EUROPA. IL NUOVO LIBRO DI GIULIO TREMONTI (Corriere del Giorno, 1°febbraio 2006, pag.5)

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8804550112.jpg Nel Manifesto del 1848 così scrivevano Marx ed Engels “I bassi prezzi delle merci sono la pesante artiglieria con la quale l’industria europea atterra tutte le muraglia cinesi!”.

Dopo un secolo e mezzo la profezia torna, ma nella direzione opposta: da Oriente ad Occidente, tanto che nel 2050 la Cina sarà, secondo le proiezioni più prudenti, non solo la prima o la seconda potenza economica, ma anche la prima o la seconda potenza politica del mondo. Probabilmente sarà pure la prima potenza energetica, vista la sua massiccia e spregiudicata riconversione al nucleare. Cosa che ne fa, ovviamente, una temibile bomba ecologica per l’intera umanità. Insomma Europa, è tempo di svegliarsi! E’ il pressante invito che il Ministro Giulio Tremonti rivolge al vecchio continente circa i rischi fatali che lo attendono

Rischi fatali (Mondadori, Milano, 1^ edizione settembre 2005) è il titolo della sua ultima fatica letteraria, in cui si stigmatizza l’assurdo attendismo di un’Europa (quasi) unita che ormai – lo sanno anche i bambini – dimostra di avere il fiato corto rispetto alla grande tigre asiatica.

Appena uscito nelle librerie, il libro ha suscitato, come prevedibile, non poco scandalo. Una vera e propria alzata di scudi si è avuta contro il Ministro dell’economia, accusato di aver prima enfatizzato e poi, proprio dalle pagine di Rischi fatali, minimizzato la portata dell’11 settembre 2001 nella mancata ripresa economica italiana.

In realtà a ben vedere la contraddizione è solo apparente. Soltanto adesso, infatti, a distanza di oltre 4 anni da quel tragico evento, è possibile iniziare a tracciare dei bilanci e rivalutare – nei suoi giusti termini – l’impatto sociale ed economico dell’attacco alle Twin Towers. Ripercorrendo questi anni viene così fuori un’altra data fondamentale e prossima a quella dell’11 settembre, che ha sconvolto gli equilibri dell’economia mondiale e di quella europea in particolare: l’11 dicembre 2001. E’ il giorno in cui la Cina entra a far parte del WTO, l’ Organizzazione Mondiale del Commercio. Cosa ha comportato quell’evento? Di fatto si sono infranti i vetri della serra che per mezzo secolo ha protetto il giardino-Europa. Da quel momento la globalizzazione è entrata nell’Europa, cogliendola assolutamente impreparata. Mentre le merci low-cost della Cina (il costo del lavoro in Cina è il 5% di quello europeo) invadevano i nostri mercati, spesso con l’ulteriore aggravante della contraffazione, l’Europa, nel segno di una nuova utopia del mercato perfetto (mercatismo), ha continuato a legiferare su tutto, nei settori più impensabili, dal calibro delle uova alla lunghezza dei preservativi.

Risultato: l’Unione Europea ha moltiplicato le pastoie normative e regolamentari per le imprese che operano nel suo ambito, con un conseguente enorme aggravio dei costi di produzione.

Così oggi i nostri mercati non reggono più la concorrenza delle merci cinesi, non soltanto di quelle dozzinali ma anche di qualità e ad elevata tecnologia.

La generale riduzione dei redditi e della capacità di acquisto – ricorda Tremonti – ha fatto sì che anche la Germania, verso cui si dirigeva una percentuale considerevole della produzione italiana di qualità, iniziasse a prediligere i prodotti cinesi, di gran lunga meno costosi. Crisi per tutti dunque, ma soprattutto per l’Italia!

Un paragrafo a parte del libro riguarda l’euro, che in questi 4 anni ha impoverito il paniere familiare. E la spiegazione c’è. Mentre la banconota da “1 dollaro” esiste dal 1862, la banconota da “1 euro” semplicemente non esiste. L’euro “metallico” ha influito negativamente su quel prezioso bene economico e sociale che è la capacità di calcolo della gente comune.

Quali allora le soluzioni ? Se imporre dazi alle merci cinesi è per tante ragioni improponibile, ci si può però rimboccare le maniche per semplificare la normativa europea che oggi soffoca la libera impresa. Si può inoltre spostare il prelievo fiscale dalle “persone” alle “cose”.

Ma si può – si deve – soprattutto fare blocco per chiedere alla Cina di introdurre al suo interno un paniere di regole minime – ormai indilazionabili – a tutela del giusto salario, della sicurezza sul lavoro (in particolare di donne e minori), della salvaguardia dell’ambiente

Roberto Cavallo

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