RITORNO A LORETO: LA STORIA “INUTILMENTE” RICORDATA (di Guido Verna – ultima parte)

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Padre Ignacy Skorupka, morto in prima linea con una croce in mano

Nei tre giorni di permanenza a Loreto, approfittando del fatto di essere ospitati a due passi dal santuario, siamo entrati più volte per far visita alla Madonna nera e appoggiarci ai muri della Santa Casa.

L’occasione è stata molto utile, però, anche per verificare di persona una sensazione che nel tempo era andata via via crescendo, ogni volta che sentivo i racconti di tanti e diversi pellegrini di ritorno da Loreto circa l’itinerario della loro visita al Santuario. 

Questa sensazione poteva cogliersi in tutta evidenza dai loro racconti ed era relativa alla loro non colpevole ignoranza — e quindi al conseguente loro disinteresse — per alcune pagine di “buona” storia cattolica dipinte e “solidificate” dentro il Santuario, in particolare nella Cappella Polacca e agli ingressi della Santa Casa.

Dunque: qualcuno aveva fatto qualcosa per ricordare alcune pagine di nostra “buona” storia e nessuno faceva niente per renderne edotti i fedeli. L’impegno dei qualcuno risultava mai raccontato ai poveri pellegrini, tristemente dimenticato dai loro “maestri” e dai loro libri, e quindi inutile.

Comincio con la pagina di “storia solidificata”.

Di ritorno dalla battaglia di Lepanto (1571), il comandante della flotta papale, il principe Marcantonio Colonna (1535-1584), appena sbarcato a Porto Recanati — prima di tornare a Roma, dove lo aspettavano per festeggiarlo da eroe — sentì il dovere di andare a ringraziare la Madonna di Loreto. Con lui andarono a inginocchiarsi ai piedi della Madre molti dei 12.000 galeotti cristiani liberati, che consegnarono al santuario, le catene della loro schiavitù. Le catene furono fuse per “risolidificarle” nelle cancellate dei dodici altari della navata centrale e nei quattro cancelli della Santa Casa. Se le prime furono poi rimosse per sopraggiunte esigenze estetiche, i cancelli invece sono ancora lì, trascurati dalla incessante fila di fedeli che entrano e escono in questa straordinaria reliquia architettonica. Eppure, forse, basterebbe toccarli con fede per avvertire quell’antico calore che esce dal ferro…

Più avanti, inginocchiarsi nella Cappella Polacca è come farsi chiudere nell’abbraccio di due parentesi memorabili della storia dell’Europa: due pagine di “grande” storia cattolica, affrescate — quasi a simbolica protezione dell’altare centrale — sulle pareti laterali (dall’artista loretano Arturo Gatti [1878-1958] negli anni 1912-1939).

Se oggi puoi inginocchiarti è anche, se non soprattutto, proprio per quello e per quelli che sono dipinti su queste due pareti: a destra, ti fanno compagnia il beato fra’ Marco d’Aviano (1631-1699) con la Madonna di Loreto in mano e il leggendario re di Polonia, Giovanni Sobieski (1629-1696), nella battaglia di Vienna (1683); a sinistra, padre Ignacy Skorupka (1893-1920) e il maresciallo Iozef Pilsudski (1867-1935), nella battaglia di Varsavia (1920) più nota come il Miracolo della Vistola [cfr. GVE-3].

Due vittorie imprevedibili — a fronte della notevole disparità delle forze in campo — conseguite dal mondo cristiano per il valore degli uomini ma soprattutto per l’aiuto della Madonna, in due battaglie decisive per i suoi destini, giacché la prima ha impedito la conquista turca dell’Europa, la seconda quella comunista.

Ebbene, tutte le volte che, in ore e giorni diversi, siamo entrati nel Santuario, così come non abbiamo mai visto un fedele “toccare” consapevolmente, cioè per “scaldarsi”, i cancelli della Santa Casa, allo stesso modo non abbiamo mai visto pellegrini inginocchiati nella Cappella Polacca, a ringraziare e farsi scaldare il cuore, nel fuoco delle due parentesi.  

Perché accade questo? Forse perché sappiamo poco della nostra storia; o forse, peggio, perché non ne sappiamo addirittura nulla, perché nessuno ce la racconta, soprattutto quando non si accorda con la Vulgata e, ancor di più, quando è vincente …

Chiudo con una curiosità beneaugurante. L’ultimo giorno di visita, con un po’ di sorpresa, abbiamo notato nella Cappella Polacca due persone di non poco significato quali l’arcivescovo-prelato di Loreto Mons. Giovanni Tonucci e — come ci è stato segnalato — il famoso regista polacco Krzysztof Zanussi, con il primo che, in elegante mantella lunga di color rosso bordò, sembrava illustrare il “luogo” al secondo, il quale, da parte sua, pareva ascoltarlo con attenzione deferente.

Tanto ci è bastato per andar via con rinvigorita speranza che, almeno a Loreto, qualcosa potrà cambiare nella verità e nella completezza del racconto almeno della “nostra” bella storia…

[GVE-3] Cfr. il mio Le “frantumazioni” della Madre: dalla statuetta alla storia, in <http://www.siciliacristiana.eu/index.php?option=com_content&task=view&id=900&Itemid=328>