La stella rossa continua a brillare sul Cremlino: nel lontano 1937 su Mosca presero luce le stelle a cinque punte sovietiche. Precedentemente le torri del Cremlino erano decorate dalle aquile bicipiti imperiali, alimentate dalla luce del sole. Così il simbolo del potere sovietico prese il posto delle aquile imperiali nelle torri più alte del Cremlino.
Ce lo rammenta il sito Russia beyond; sempre sullo stesso sito componiamo il puzzle con una notizia del 2017, che riportava la volontà della Chiesa ortodossa (e non solo) di rimuovere le stelle rosse dal Cremlino. Qualcuno, infatti, diceva: “Se viviamo in una Russia democratica, allora il presidente di tale Russia non dovrebbe lavorare sotto le stelle comuniste e accanto agli idoli di Lenin e Stalin…”. Sta di fatto che le stelle rosse a cinque punte sono ancora lì, a testimonianza del potere sovietico.
Un territorio è sempre connesso, collegato, contestualizzato a quelle icone che hanno delimitato una storia, vergato una narrazione, incarnato in senso monumentale il viaggio di una popolazione, di atmosfere, di tradizioni e di confini.
La stella rossa a cinque punte ha acquisito un valore storico importante con parecchi risvolti negativi e con il Male di una dittatura che ha voluto controllare, gestire, imbavagliare e omologare i popoli sottomessi, dall’Ovest all’Est.
Si tratta di uno dei principali simboli sovietici realizzato dopo la presa del potere da parte dei bolscevichi. Il rosso in cromoterapia significa coraggio e passione, spesso il marketing ne sfrutta la portata, il tono, gli effetti. Ma a livello storico-politico torna alla mente il colore del comunismo e della Rivoluzione, e le cinque punte simboleggiavano – anche e non solo – l’unità del proletariato nei cinque continenti.
Un messaggio di comunismo universale che ha prodotto morti, terrore, torture e iatture per tutto il pianeta: fratture materiali, fratture spirituali, morali e personali.
Come riporta il Post in un articolo del 24 febbraio 2022, l’attuale presidente russo ha dei profondi legami con l’era staliniana e con quella imperiale zarista.
Putin ha un piano politico, storico e geopolitico ben preciso e di certo non vuole scalfire la sua immagine rispetto ai politici e ai simboli del passato ideologico, cui continua ad ispirarsi. Ma né da destra, né da sinistra si può mitizzare la figura di quest’uomo che sta dimostrando di tralasciare la questione fondamentale dei diritti umani, delle garanzie internazionali, dell’autodeterminazione dei popoli.