UNA GUIDA PER I POLITICI CATTOLICI (di Michele Tuzio)

646

L’uomo non si può separare da Dio.
Né la politica dalla morale

(Giovanni Paolo II)

In questi tempi di violenti attacchi alla Chiesa e al Papa per le sue presunte intromissioni nell’ambito politico, vale la pena di riprendere un documento, pubblicato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede il 24 novembre 2002 (quando Prefetto era lo stesso Cardinale Ratzinger), che si rivela di straordinaria attualità: la “Nota Dottrinale circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica”. Tale nota intende richiamare alcuni principi ispiratori per i laici impegnati nella vita sociale e politica nelle società democratiche. Il documento esordisce additando a modello degli uomini impegnati nella cosa pubblica la figura di San Tommaso Moro (1478-1535), patrono dei governanti e dei politici, che «seppe testimoniare fino al martirio la dignità inalienabile della coscienza» e «pur sottoposto a varie forme di pressione psicologica, rifiutò ogni compromesso», preferendo la morte al tradimento dei valori morali.
Il documento passa, subito dopo, a trattare “alcuni punti nodali nell’attuale dibattito culturale e politico” (Cap.II) e fa alcune puntualizzazioni sul concetto di laicità (Cap.III), soffermandosi poi su temi particolari (Cap.IV), prima della conclusione (Cap.V). Sintetizziamo brevemente tali punti, come promemoria utile per tutti, e per i politici in particolare:
1. È falso e inaccettabile il luogo comune secondo il quale il «pluralismo etico è la condizione della democrazia». Si può ammettere – come insegna la Gaudium et Spes – una pluralità di “opzioni temporali”, orientamenti, soluzioni e pensieri politici, perché c’è una «legittima libertà dei cittadini cattolici di scegliere, tra le opinioni politiche…..quella che secondo il proprio criterio meglio si adegua alle esigenze del bene comune» (n.2); ma questa pluralità «non può essere confusa con un indistinto pluralismo nella scelta dei principi morali», magari «invocando ingannevolmente il valore della tolleranza». La politica, insomma, deve anche «riferirsi a principi che sono dotati di valore assoluto»(n.5) e che sono validi per tutti.
2. Il principio base che rende possibile «la via della democrazia» è «una retta concezione della persona», su cui «l’impegno dei cattolici non può cedere a compromesso alcuno» e senza il quale «la struttura democratica su cui uno Stato moderno intende costruirsi sarebbe alquanto fragile» (n.3). Purtroppo oggi «si assiste…a tentativi legislativi» che «intendono frantumare l’intangibilità della vita umana», attentando alla sua integrità. Il documento invita a opporsi a queste leggi (es.: aborto, eutanasia) – o a contribuire a limitarne i danni – e passa, poi, in rassegna alcuni dei principi da considerare irrinunciabili per un politico cattolico: la protezione dei diritti dell’embrione umano; la promozione della famiglia monogamica costituita da un uomo e una donna; la libertà di educazione dei figli da parte dei genitori; la tutela sociale dei minori e la liberazione tra certe schiavitù come la droga e la prostituzione; la libertà religiosa; lo sviluppo di un’economia a servizio della persona e del bene comune; il perseguimento di una pace non ideologicamente intesa, ma come “frutto della giustizia e effetto della carità” (n.4)
3. È importante comprendere che i valori sopra elencati non sono “valori confessionali”, ma esigenze etiche «radicate nell’essere umano e appartengono alla legge morale naturale». Dunque la laicità «intesa come autonomia della sfera civile e politica da quella religiosa ed ecclesiastica…è un valore acquisito e riconosciuto dalla Chiesa», ma non deve diventare separazione della politica dalla morale. Per questo «l’insegnamento sociale della Chiesa non è un’intromissione nel governo dei singoli Paesi» ma «pone certamente un dovere morale di coerenza per i fedeli laici».
4. Infine il documento ricorda che bisogna respingere quelle posizioni politiche che trasformano la fede e la «tensione cristiana verso la vita eterna» in un «profetismo senza Dio» e in una «speranza solo terrena». Ricorda ancora che la libertà religiosa, proclamata dal Concilio (nella Dichiarazione “Dignitatis Humanae”), si fonda sulla dignità della persona e non su «una inesistente uguaglianza tra le religioni e tra i sistemi culturali umani».

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui