VIAGGIO TRA I CRISTIANI NELLE TERRE DEL CORANO (Corriere del Giorno, 30 agosto 2007, pag.5)

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Mediterraneo “mare nostrum” proclamavano i Romani. Quanta acqua da allora è passata sotto i ponti!

In realtà dopo l’esperienza di Roma imperiale il Mediterraneo non è stato più il mare di nessuno in senso assoluto, e popoli e civiltà spesso in conflitto fra loro al più hanno cercato di consolidare il dominio su parti di esso, mai potendo pretendere il controllo del tutto.

Da quando poi nel VII secolo la Mezzaluna islamica si è levata minacciosa prima sulle terre e poi sui mari, il Mediterraneo è diventato un segno di separazione fra due culture e civiltà: quella cristiana e occidentale e quella arabo-musulmana. Non solo spartiacque, certo, ma anche luogo di commercio e di incontro, di scambi culturali e di reciproca conoscenza.

Come in tutte le cose della vita, il bene e il male, la pace e la guerra, nei secoli, si sono a più riprese incontrati e scontrati

Ancora oggi però il Mediterraneo, nonostante la rapidità degli spostamenti e l’imponenza dei flussi migratori, resta un segno di demarcazione fra due culture e due civiltà.

Ciò che purtroppo generalmente non si conosce abbastanza è che anche dall’altra parte del mare, nelle “Terre del Corano“, esistono e agiscono comunità cristiane: allo stesso tempo veri Arabi (o Turchi) e veri Cristiani. A volte per indolenza, a volte per paura di urtare la sensibilità islamica, in Occidente e anche nelle Chiese d’Occidente si preferisce tacere di tali realtà, oggi sempre più emarginate e spinte ad abbandonare i propri Paesi d’origine.

E’ dunque importante che qualcuno in modo organico ci introduca e ci faccia conoscere queste comunità, sp esso tanto antich e quanto splendide per cultura e per espressione artistica. E’ l’intento, pienamente riuscito, del giornalista Michele Zanzucchi, autore del libro edito da Città Nuova “Cristiani nelle terre del Corano. Viaggio nei Paesi musulmani del Mediterraneo” (Roma, 2007, pagg.236, euro 18,00).

Si tratta di un lungo viaggio, disteso in alcuni anni, che l’Autore ha compiuto in 14 Paesi intorno alla sponda meridionale ed orientale del Mediterraneo, incontrando sulla via vescovi e patriarchi, laici e religiosi; facilitato in tutto ciò dalla sua vicinanza al Movimento internazionale dei Focolarini di Chiara Lubich.

Dal Marocco alla Bosnia, dall’Algeria alla Giordania, dalla Libia di Gheddafi alla Siria, ritroviamo comunità talora vastissime, come quella dei Cristiani Copti d’Egitto (oltre 7 milioni di fedeli) ed altre minuscole come in Algeria, dove nonostante il recente passato coloniale francese i Cristiani (quasi tutti fuggiti via) sono circa 20.000 e rappresentano appena lo 0,06% della popolazione. Non essendo possibile e corretto generalizzare, si rimanda alla lettura del libro per scoprire il grado di libertà religiosa che le varie comunità cristiane (ovviamente non solo quelle cattoliche) dispongono all’interno dei singoli Stati. Si passa così da situazioni in gran parte accettabili ad altre dove il pericolo e la discriminazione sono realtà da affrontare giornalmente.

Nonostante tra guerre, terrorismo, emarginazione e difficoltà economiche, i Cristiani nei Paesi musulmani non abbiano vita facile, le Chiese di antichissime tradizioni o le comunità di recente immigrazione (come per esempio in Libia) testimoniano, con la loro stessa esistenza, la grandezza del messaggio cristiano: “Tra la necessità di affermare la propria identità e l’imperativo del dialogo ecumenico ed in terreligioso, i Cristiani di quelle terre stanno scrivendo pagine di Buona novella luminose ed eroiche, sussurrate o gridate. Pagine di amore evangelico, talvolta di martirio “. Così conclude l’Autore.

La lettura di questo libro ci consente allora di conoscere e di ricordare questi nostri fratelli “Cristiani nelle terre del Corano”, che – talora a scapito della persecuzione – si sforzano di restare in quei luoghi dove il cristianesimo non solo mosse i primi passi ma costituì una civiltà.

Roberto Cavallo

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